359 « Se ti miro o Pellandi allor che in Scena T’accendi d’ira, o d’amoroso ardore anch’io brugio d’amor, frem’io di pena; e quel che in volto ài Tu prov’io nel core. Dunque, se è finto o vero, or più non chieggio poiché, s’è ver, io volentier Ti ascolto; s’è finto poi, io volentier vaneggio >>.53 « S. M. la Regina delle due Sicilie Maria Carolina d’Austria, la quale, nove anni fa aveva felicitata questa città », come cortigianescamente scriveva L’Osservatore, arrivò qui il i° agosto assieme a quattro figli e « il Regio Ammiraglio Inglese Lord Nelson, il Cavaliere Hamilton, con Lady Hamilton di lui Consorte e contemporaneamente il Principe de’ Luzzi, Maggiordomo maggiore di S. M., il Principe Belmonte Pignatelli, il Commendator Ruffo »,“ nomi che richiamano alla mente una pagina luttuosa della storia di Napoli, che sembra d’un romanzo denso di scandali e di delitti, di amori impudichi, di atti dispotici e di eroismi. Vi fu una « volontaria publica illuminazione notturna », che causa il forte ed ostinato vento venne differita di sera in sera fino al io. L’edificio dei Tribunali, la gran Guardia, la Loggia, la facciata della Chiesa di S. Pietro, della Biblioteca, del Teatro e delle case sulla Piazza, le colonne, la fontana, la Torre dell’orologio « comparvero arricchiti di moltitudine di lumi a cera, a olio, e trasparenti, disposti in forma allusiva al Regio nome della M. S., e sorpassanti il numero di 4.mila ».'” « Vi fu gioia dell’esultante popolazione », enumera ancora la gazzetta, ricevimento del Governatore, del generai maggiore de Kòbles, del barone Pittoni, del Vescovo e Capitolo, della Deputazione di Borsa; la Regina, « dopo essersi compiaciuta di mostrarsi piena di affabilità e cortesia per ben due volte in Teatro all’affezionato Publico che da per tutto replicatamente l’acclamava, à proseguito con la Regia Prole e Corte, circa la mezzanotte di jeri 10 del corrente, il suo viaggio alla volta di Vienna ». In contrasto a tanta gioia, il Caprin riporta un macabro episodio : « L’indomani fu trovata, galleggiante e sbattuta per la nostra rada, una piccola cassa da morto, nera, chiazzata di sangue, spinta da una vela, su cui leggevasi il nome Caracciolo. Un’ombra velò la festa, e si ravvivarono le memorie tristi e brutali di Nelson ».',6 L’aneddoto