33° Nella primavera venne la Compagnia Italiana diretta da Giuseppe Pellandi per dare 40 recite.70 Il repertorio comprendeva tutti i generi drammatici: la tragedia alfieriana, il dramma metastasiano, quello lacrimoso del Sografi, le rappresentazioni storiche del Pinde-monte, i drammoni spettacolosi del Federici, le fiabe del Gozzi. La commedia dell’arte figurava poi molto spesso sui manifesti; su 54 recite date al Sant’Angelo di Venezia durante il carnevale, 26 — quasi la metà — erano state riservate alle improvvisazioni di Truffaldino.71 Ciò può servir di commento all’asserzione tante volte ripetuta, che il Goldoni aveva bandito le maschere dalla scena. La storia c’insegna invece, che la commedia dell’arte sopravvisse fino alla metà dell’800, e che il riformatore, amareggiato, osteggiato, dovette andar a cercare un po’ di pace lungi dalla patria e si vide costretto, per il pane, a comporre canovacci per il Théâtre Italien.72 L’attrattiva maggiore della compagnia era la prima attrice, Annetta Fiorilli, che verso la fine del 1795 aveva sposato il figlio del capocomico. Grande nella commedia, grande nel dramma, grande nella tragedia, « ella può dirsi a tutta verità l’onore dell’arte », scriveva Il Giornale dei Teatri di Venezia; e il Regli: « La sua carriera fu tutta un trionfo ». Ma dopo il trionfo, quale precipizio! Verso la metà del 1816 ammalò, e dovette ritirarsi col marito nella sua villa d’Avesa, presso Verona. Ricomparve una sol volta sulle scene, per recitare dinanzi ai sovrani, convenuti per il Congresso di Verona (1822). In seguito ai dissesti finanziari del genero, fu obbligata ad abbandonare la villa. E quella donna che aveva percorso la vita in mezzo ai trionfi e alle ricchezze, vedova sin dal 1828, indebitata fino ai capelli, finì miseramente in una soffitta il 21 gennaio 1841.78 Pur con l’immediato confronto della Fiorilli-Pellandi, la servetta Maria Angela Androux, figlia del Tartaglia, riscuoteva sinceri applausi per il suo valore.74 Seconda donna era Francesca Fabbrichesi, che l’anno veniente vedremo salita al primo grado. Suo marito Salvatore, attore modesto, spiegò più tardi qualità innovatrici di direttore scenotecnico e divenne un rinomato capocomico. Nel 1806 fu incaricato della formazione della famosa Compagnia Reale Italiana al servizio del viceré Eugenio Beauharnais. Si fece conoscere anche come autore, ed è sua la commedia 11 Medico e la Morte, ossia le cinque giornate di mastro Crespino ciabattino, favola in cinque atti, pubblicata dal Visai a Milano nel 1835, dalla quale F. M. Piave trasse