LA “DIFESA DI SCUTARI DI ANTONIO LORE- DAN„, DEL VERONESE, NEL SOFFITTO DEL GRAN CONSIGLIO. L’eroico assedio di Scutari (1474) dove Antonio Loredan offrì alla fame cittadina le sue carni ed il sangue, e con pochi ruppe la sterminata onda turca, è ricordato da Paolo sostanzialmente con gli stessi elementi usati dal modesto scalpellino nel bassorilievo della Scuola degli Albanesi a San Maurizio, che mette un castelletto con lo stemma Loredan sull’alto monte, e giù, oltre la Boiana, Maometto che si rode con la grande spada. Aggiunse il Veronese, lontane, le tende dei Pascià e il gruppo cavalleresco dei Turchi e la supplicante circassa e, protagonista bellissimo, il grande albero. Così i pochi soldati che manovrano, squillando nell’alba le trombe, lungo i valli e le mura della sua Verona, fra le nuvolette bianche delle cannonate, dovrebbero nell’altro riquadro bastar, per Paolo, a celebrare la conquista di Smirne (1471), bellissima preda orientale, vinta e dilaniata dal Mocenigo. Non conveniva affaticare il genio di Paolo in battaglie o in altri racconti, quando anche nelle storie sacre egli godeva introdurre, senza attenersi al soggetto, tutto quello che gli pareva pittoresco, seguendo il suo capriccio; e se a tutte le gesta non bastava l’eroismo pittorico del Tintoretto, poteva essere sufficiente la piccola evidenza di Francesco Bassano per rendere, come nelle sue quattro storie qui, che fiancheggiano le centrali, il rude travaglio della guerra, o contro i castelli di legno ferraresi sul Po (1482), o nel guado a Casalmaggiore (1446). Importava sopratutto mettere in mostra le insegne familiari, come quelle dei Provveditori veneziani a Maclo-dio (1427), ove non figura il Carmagnola, e quella del Cornaro nella salita nevosa di Cadore (1508). Tuttavia quanto stanno meglio nel soffitto d’oro le belle note chiare di Paolo: cieli ariosi dentro contorni di verde, battaglie divenute per lui delizie di paesaggio!