IL "RATTO D'EUROPA DI PAOLO VERONESE, NELL’ ANTICOLLEOIO. Tanto grido di ammirazione per 1’« Europa» di Paolo ci viene dal passato, che, non potendolo superare, preferiamo metterci nella corrente. Non per la severità di Palazzo, Paolo dipinse il quadro famoso, ma per la gioia di casa Contarini, quando desideratissime erano le mitologie di Tiziano quali il « Bacco e Arianna » o la « Danza degli Amori ». Il Veronese dall’Olimpo le trasse sempre più sulla terra nostra ridente, più vere nel costume del tempo, più semplici, più solide. Tanto piacque 1’« Europa » che dallo stesso Paolo e dai suoi se ne eseguirono le buone repliche oggi a Vienna, a Dresda, a Londra e in Campidoglio, ed essa trovò infiniti imitatori. La risonanza ne va lontana, sino al Watteau, con gli alberi giganteschi, i putti volanti e, in mezzo, il piano libero e il mare ridente. Marco Boschini nel « Navigar pittoresco » del 1660 apostrofa, in quel suo entusiasmo all’americana, la ri-splendente Casa Contarini che con grande sussiego rifiutava per questo quadro « montagne di zecchini ». Nei primi del Settecento un Bertucci Contarini Io donava come gemma di tale pregio da essere custodita nello scrigno dello Stato. Furono delizie del secolo galante quelle procacità lecitamente disvelate in un gioco di fanciulle e il toro bello e manso, raffinatissimo iddio, che lambe il piè dell’amata e con turbamenti e fremiti sottili la inizia inconscia all’amore, prima di trarla nel grande mare! Dopo, la tela preziosissima subì tante vicende: portata a Parigi da Napoleone come preda pattuita a Campo-formio, riportata qui e restaurata più volte, purtroppo ha perduto quella freschezza delle masse chiare e luminose animate dalle più basse e scure vicine, quella vibrante sprezzatura del pennello che, a dire dello Zanetti, operava sul cuore e sul senso di ogni riguardante.