FIGURE E SIMBOLI DELLA SALA DELLE QUAT- TRO PORTE. Teniamo gli occhi levati ancora al fantasmagorico soffitto; ma badiamo che tanto intreccio di figure e di simboli non ci dia il capogiro. Oli artisti veneziani, quando l’incendio del 1574 lasciò libero campo qui a così vasta decorazione, vi crearono con entusiasmo, perchè prima la tradizione del soffitto di legno dorato non lo aveva loro permesso, uno dei più singolari esempi di quelle vòlte tanto di moda allora, con stucchi su finti mosaici raffiguranti svariatissime immagini mitologiche tratte da monumenti e da poeti antichi e fantasticamente interpretate. Col pretesto dell’antichità vi trionfa l’esagerazione, la grazia e il fàscino, dell’incipiente barocco. E anzitutto le figure divine alte e slanciate, nervose come qui Nettuno, Cerere e Mercurio, attestano che dominatore del gusto è il Parmigianino, caro allo stesso Palladio. Tutto il plastico Olimpo circonda, con l’intreccio dei putti delle chimere delle sirene e delle maschere, le allegorie mitologiche di Venezia, affrescate dal Tintoretto insieme con le personificazioni delle preclare città del dominio: Aitino con le anticaglie, Verona con l’arena, Treviso colla spada tenuta per la punta, la Patria del Friuli che la rinfodera, Brescia madre d’armi, Padova dotta, Vicenza ferace, l’Istria con la verde ghirlanda della sua libertà. Il delirio immaginifico di Francesco Sansovino si trasfonde anche nelle statue sopra le porte firmate dal Del Moro, dal Castelli, dal Campagna e dal Vittoria, che scolpì le più belle verso l'Anticollegio. Ma basti sulla porta verso la Cancelleria osservare la « Diligenza » scrivente rapida come il cavallo che dietro le galoppa, la « Fedeltà » con lo scudo e due flauti, la « Segretezza » dalla bocca velata. Sulle teste, nelle mani, sui manti, sotto i piedi, ogni figura ha simboli misteriosi e singolarissimi: ma per l’arte sono giuoco fatuo e fastidioso.