LA QUARANTI A CIVIL NUOVA. La magnificenza del Palazzo ci porta a immaginare le splendide cerimonie o le grandi adunanze politiche, anziché l’attività diuturna e fervida di tutta l’amministrazione che qui si svolgeva. Già nella prima metà del Cinquecento tutte e tre le Quarantie si erano allogate intorno alle grandi sale, che, tenendosi seduta solo la domenica, rimanevano gli altri giorni libere per chi passava e per chi attendeva. In antico una sola giuria di quaranta, istituita nel 1179, giudicava di tutto, su proposta degli Avogadori; poi nel 1400 le cause civili furono riservate ad un’altra giuria, e nel 1492 le cause riguardanti la terraferma e i possessi transmarini vennero assegnate a questa, che era la Quarantia civil nuova. Vediamo il seggio dei Tre Capi con sopra, sul cuoio dorato, il posto segnato dai loro stemmi e le panche dove sedevano gli altri dei Quaranta e gli Auditori nuovi, che dopo esser andati lontani, a conoscere uomini e cose sul posto, proponevano se annullare o confermare le sentenze. Ma dove stavano gli avvocati, dove i cancellieri, dove le parti interessate? Di queste, in un dipinto secentesco di Antonio Foler, proprio qui sull’architrave, ai lati della devota Madonnina dell’ultimo Trecento, vediamo alcuni rappresentanti, sudditi di Brescia, di Verona e della Patria del Friuli, e Istriani, e Dalmati, e Greci, nei loro costumi levantini, venir a presentare supplici a Venezia e alla Giustizia gli statuti delle loro comunità. Fin che Venezia ne tenne il dominio, venivano anche quei di Cipro e di Candia, e avevano diritto che si discutesse almeno una lor causa al mese. A tanti Greci, non foss’altro che perchè potevano gustarla nel testo di Luciano, era più che mai adatta l’allegoria della Verità che scopre la Giustizia (cioè, un po’ ridotta, la storiella della « Calunnia » di Apelle), qui raffigurata da Filippo Zaniberti (1585-1639), e non indegnamente pur dopo quella famosissima del Botticella