GLI AVOGADOR1 E IL “CRISTO MORTO,, DI GIOVANNI BELLINI. Poste sulla loggia, quasi a vigilare l’accesso al Collegio e al Senato, le stanze degli Avogadori comunicavano per scale interne col soprastante tribunale della Quarantia criminale, con gli accessi segreti ai Pozzi e ai Piombi e col Ponte dei Sospiri. « Cura l’osservanza delle leggi - è detto dell’Avogaria - e nei giudizi sempre è contraria al reo ». Poiché le leggi patrie ordinavano di vincere, gli Avogadori in ogni sconfitta sospettavano la colpa. Avrebbero voluta la testa di Vittor Pisani (1379), imprigionato dopo ! primi insuccessi; poi quella di Antonio Grimani (1499), che invece divenne Doge (v. Tav. 22). Non per nulla la bella iscrizione sotto l’orologio chiedeva, oltre che prudenza, misericordia, e tutt’intorno le immagini sante supplicavano remissione e pietà. Come sopra il tribunale della Quarantia criminale e sopra quello della suprema stanza dei Capi dei Dieci e su quello dei Signori di Notte, dove cioè si pronunciavano sentenze capitali, anche qui la « Pietà » mormorava la parola del perdono pel divino dolore, e Giovanni Bellini quel dolore ha reso in questa tela come pochi altri mai. È un’opera giovanile, ancor lontana dal tragico potere del « Cristo morto » di Brera, ma nella delicata acerbità e nello sbiancar della luce riesce forse più devota. È l’unica opera del Giambellino che sia rimasta in Palazzo, dove egli, pittore ufficiale della Serenissima, aveva meritato per tanti anni tanta lode. Jacopo Tintoretto per gli stessi Avogadori che ritrasse nel suo « Cristo risorto » e che qui posero il loro stemma, restaurò nel 1571 il dipinto e lo allargò ponendogli intorno il devoto paesaggio e i due Santi adoratori. Lo « rifece », come dice l’iscrizione, e, per una volta tanto, senza menomare l’antico, perchè l’anima gemella di Jacopo bene intendeva il lontano maestro. E il paesaggio e i Santi, anche di recente, furono ritenuti quattrocenteschi.