LE “BATTAGLIE,,, DEL TINTORETTO, NEL SOFFITTO DEL GRAN CONSIGLIO. Ci attraggono e scuotono le furibonde battaglie del Tintoretto che emergono dai chiaroscuri, ai quattro angoli del gran quadro centrale, con piena, sonora concordanza di colore. Sotto cieli tempestosi, tra vele bianche e bandiere rosse stracciate dal vento, l’azione fulminea irrompe dalla fierissima rapidità degli scorci. La battaglia qui riprodotta, nota sotto il nome di « guerra navale » non è impresa di mare. Tanta tempesta, se non proprio dentro terra, come nell’altra tela qui presso della « Vittoria d’Argenta sul Po », si scatena sul lago di Qarda. Le galee veneziane, come un chiaroscuro racconta, vi erano state trasportate (1440) per l’Adige, e valicando su carri e rulli i monti trentini. Ma allora le guerre navali molto somigliavano alle terrestri. A Lepanto si era andati ad investire le navi con gli sproni, a colpirle da presso con le bombarde, per gettar subito i ponti, e misurarsi in duelli tremendi sospesi, come qui, tra cielo e mare. Don Giovanni d’Austria e i Comandanti veneziani, in completa armatura (era presente anche Cervantes), ardevano di battersi in singolari tenzoni coi campioni nemici. Oltre che nell’assalire città costiere, come Gallipoli presa dal Marcello nella terza di queste vittorie, la virtù dei nobili capitani veneziani, esclusi dal comando dell’esercito, rifulse negli eroici assedi. La città assediata era come una nave in tempesta: e come da un ponte di nave Francesco Barbaro, nella quarta vittoria, guida la sortita dei suoi dallo spalto di Brescia. Fuori il lanciatore di fuoco greco e un soldato con lo spadone vi fanno per cento. Rivivono nel Tintoretto gli eroi di Omero e quelli del-l’Ariosto e del Tasso, fatti popolari a Venezia anche dalle belle edizioni illustrate, alle quali allude il Boschini quando, esaltando proprio queste battaglie, dice del Tintorettto: ♦ L’è un vero paladin in stampa d’Aldo».