IL RIO DI PALAZZO E IL PONTE DEI SOSPIRI. 11 Ponte dei Sospiri getta un’ombra tetra sul rio fra il Palazzo e le Prigioni. A queste conferì Antonio da Ponte romana possanza, come già aveva fatto il Sammicheli per le fortezze venete, col sovrapporre larghissimi i blocchi di pietra istriana. Il Senato ne aveva decretata l’erezione nel 1589 per togliere al Palazzo il pericolo di tanti prigionieri, che spesso riuscivano, incoercibili roditori, a romper tutto e a fuggire. Sul fianco vediamo (v. pag. xix) 10 stemma del doge Cicogna (1585-1595) e sul ponte, sotto la « Giustizia », quello di Marino Grimani (1595-1605). Un ♦ immenso sarcofago sospeso sull’acqua » è stato definito il ponte da chi ne biasima il barocco autore Antonio Contino. Ma doveva ben essere pesante e funereo 11 ponte che serviva a condurre all’Avogaria e, sù, al cospetto dei Dieci, i prigionieri che passando sospiravano, vedendo forse per l’ultima volta Venezia dalle finestre traforate nella pietra come quelle bizantine; ed è pure bene che invece di assecondarla esso spezzi l’architettura di Palazzo, dove viene a cadere. Ora andiamo in gondola pel rio lungo le rive e le porte riservate ai Senatori e al Doge; e dopo gli stemmi di Francesco Donato (1545-1553) che, compiendolo, lasciò ripetere stanchi gli ornamenti dell’edificio marmoreo, troviamo, sulla grande e sulla piccola porta, quelli gloriosi dei Barbarigo (1485-1501), e ultimo, a indicare l’inizio della rifabbrica dopo l’incendio, quello Mocenigo (1478-1485). Bene qui si gode nella meditativa dolcezza della gondola l’architettura più possente e bella che abbia Venezia. Antonio Rizzo, libero dalla pomposa suggestione gotica ornamentale del cortile, gareggiò nelle severe finestre quadrate, nel possente bugnato, e nei clipei solenni, coi monumenti antichi della sua Verona e delle isole egee da lui fortificate ed eroicamente difese. L’architettura è qui pensiero di dominio trasfuso nella pietra severa. La marea la bacia, eternamente mutevole nel ritmo uguale.