64 una cifra considerevole, rispettivamente a causa delle importazioni di fosfati e del movimento dei cereali nazionali. Un massimo autunnale, accresciuto dalle esportazioni di zucchero, e un aumento in Gennaio di natura simile a quelli triestini, si notano nella fluttuazione stagionale di Fiume, mentre il massimo primaverile si trova posticipato di un paio di mesi, per le esportazioni di legname squadrato e segato, prodotto delle industrie che fanno uso del legname raccolto nell’immediato retroterra. Pertanto crediamo di poter asserire che le fluttuazioni stagionali del movimento marittimo sono un indice molto attendibile del carattere del porto e della natura della zona che su di esso gravita. 5. Proponendoci di vedere quale influenza eserciti sul problema dell’Alto Adriatico l'attività svolta attraverso gli altri porti del nostro bacino, riteniamo opportuno studiare prima il traffico marittimo degli scali italiani e poi di quelli jugoslavi. La estensione ai porti minori di indagini analoghe a quelle condotte pei massimi empori sarebbe di indubbio interesse, ma si oppone la assoluta mancanza di elementi statistici recenti, di sufficiente affidamento. La regione che a tale riguardo presenta minore possibilità di rilevamenti è quella dell’Adriatico settentrionale, ove esiste una quantità di scali con valore puramente locale, sia per il movimento dei viaggiatori, sia per il traffico mercantile, che si verifica generalmente col grande emporio più vicino, con prevalenza degli scambi di generi alimentari, verdura, prodotti della pesca e mine- rali. Pola è l’unico scalo che presenti una certa importanza, non tanto per il movimento commerciale, che è in media di poco inferiore alle 180.000 tonnellate di merce sbarcata e imbarcata, quanto per il movimento delle navi entrate e uscite, che supera i 2 milioni di tonnellate di stazza netta all’anno. Naturalmente questo fatto è sintomatico del carattere del porto di Po-la: scalo destinato alla marina da guerra, presenta possibilità tecnicamente favorevolissime all’ormeggio di navi di qualsiasi tipo e pescaggio. Nella regione adriatica occidentale, la parte settentrionale presenta interesse particolare per la questione della pesca, che ha dato luogo, fino a poco più di un decennio fa, a gravi malumori fra i pescatori italiani e dalmato-istriani. Tale questione è stata risolta sulla base della reciprocità, con zone miste accessibili ai pescatori di ambo le coste, tenuto conto dei fattori scientifico-zoologici (uova e larve pelagiche), dagli Accordi di Brioni del 14 Settembre 1921. La ragione di tali dissidi consiste nel fatto che i pescatori italiani esercitano in prevalenza la pesca in alto mare, e necessitano quindi di un forte vento che spinga le imbarcazioni con le pesanti reti, mentre i pescatori dalmati e istriani esercitano in prevalenza la pesca litoranea con reti a strascico tirate da terra, mancando di imbarcazioni adatte e di marinai piatici della pesca di alto mare. Dei numerosi porti esistenti sulla costa nord-occidentale, il più importante è quel- lo di Chioggia, con un movimento annuo di oltre 50.000 tonnellate; ma, data la minima entità di tali traffici, omettiamo altre