4ó tale, gli sbarchi di merci provenienti da altre regioni italiane salgono ad appena l*i i % dell’importazione totale. Dopo il 1929, si è notato nelle importazioni una contrazione notevole nei traffici con l’Olanda, con gli Stati Uniti, con l’Ar-gentina e con la Jugoslavia, mentre sono sensibilmente aumentate le correnti provenienti dalla Romania e dalla U.R.S.S.. Nelle esportazioni invece sono diminuite le cifre relative agli Stati Uniti, Albania, Grecia, Turchia, Egitto e Sudan e sono cresciute invece quelle relative alla Jugoslavia, alla U.R.S.S. e alla Germania. Come è facile osservare, tali diminuzioni, particolarmente nelle correnti di scambio con l'America, sono sintomatiche del periodo di crisi iniziatosi appunto nel ’29. Pér quanto interessantissimo, dobbiamo omettere lo studio delle cause determinanti tale fenomeno; perciò passiamo senz’altro ad esaminare il traffico marittimo svolto attraverso il porto di Venezia distinto per bandiere. Dal 1925 in poi il traffico compiuto da navi battenti bandiera nazionale è andato con alterna vicenda aumentando fino al 1929, anno in cui ha raggiunto un massimo del 68,5% del totale, per poi ascendere nel ’30 e riprendere lentamente la via dell’ascesa nel ’31. Le bandiere estere sono fortemente diminuite nel ’26, ma hanno lentamente ripreso a salire fino al ’30, per scendere di nuovo lentamente dopo tale anno: nel 1934, le bandiere estere hanno partecipato al totale in proporzione del 38,5 per cento. Passiamo ora brevemente in rassegna le correnti di traffico compiute con navi bat- tenti bandiera jugoslava e greca. Quest’ulti-ma partecipa al movimento totale con una media annua superiore al 9%, quella jugoslava con una media del 7,8%. Però, mentre la percentuale della bandiera greca tende ad aumentare, quella jugoslava tende a diminuire; particolarmente notevole poi è il fatto che, mentre la bandiera greca interessa un grandissimo numero di Paesi, pur avendo una corrente più intensa verso i! Nord-Europa e l’America latina, quella jugoslava interessa quasi esclusivamente i Paesi mediterranei in genere e, particolarmente, i Nord-europei. Per quanto riguarda poi il movimento dei passeggeri attraverso il porto di Venezia, non crediamo vi siano molte considerazioni da fare. Notiamo che la bandiera italiana supera in media il 90% del totale, mentre fra le bandiere estere solo quelle inglese e germanica toccano rispettivamente circa il 3,5 e 2,5%; cifre invero poco preoccupanti, benché nel ’32 la bandiera estera abbia fatto un balzo in avanti, portandosi dall’8,3% nell’anno precedente al 17,3 e a ben il 36,7% nel 1934. Nella tabella alla pagina seguente riportiamo dettagliatamente i dati riferentisi all’ultimo decennio, dato che le condizioni politiche, tanto cambiate rispetto all’ante-guerra, non ci permettono di eseguire sintetici confronti statistici fra i due periodi. Concludendo, possiamo dire che la potenzialità notevolmente aumentata e la organizzazione amministrativa sempre più perfetta del porto di Venezia ci incoraggiano, anche nelle attuali poco floride condizioni economiche generali, a considerare l’avvenire con tranquillità e fede.