— 174 — Risoluti affrontammo. In poco d’ora, Tolto l’assedio, dal castello in fiamme Si ritrasse Rodano e la sua donna, E noi soccorsi da vicini armati Gl’ infedeli fugammo, e 1’ inseguimmo Sempre uccidendo, gonfio il cor di rabbia, Fino a Cocòta, donde appar la terra Liescopoglie nomata. Io nella lotta Presso la torre ebbi spezzati i cerchi Dalle palle nemiche, e a Liescopoglie Sul finir della zuffa un maledetto Piombo lo schioppo mi spezzò. Piutosto M’ avesse il braccio dispezzato. Il piango Siccome il figlio unico mio, siccome Il mio proprio fratei, che arma simile Di noi nessuno possedea. Nettarlo, Ned ungerlo giammai facea mestieri, Lucido sempre come specchio, ei sempre Dava nel segno. Si distinto n’ era Fra mille altri lo scoppio, che in udirlo N’ eri compreso di stupor. L’ eguale Nessun, ripeto, possedeva. Ed ora A tè qui vengo, che hai natura amica, E rende alla tua man facile ogni arte, Che dello schioppo provveder tu m’ abbia.