— 146 — Templi candelle riverente, ed oggi, Abbenchè cieco, in mezzo a voi discesi, Per accender, se posso, il vostro fuoco Sull’ ara della chiesa e dell’ onore. (Molti gridano: parla o padre, e noi t'ascolteremo, se vuoi, fino alla mezzanotte). L’ Igumeno. Sessanta e venti primavere ho corso, E da quel dì che nero vel per sempre Dagli occhi miei rapì la luce, io vivo Nel gran regno spirtal quantunque il corpo, Come vulcan le sotterranee vampe, L’ alma ancora mi tenga e la nasconda. Nel vago aprii degli anni miei di molto Viaggiato ho, fratelli, ed i più sacri Visitando delubri che 1’ umano Genio solleva al ciel devoto, il fumo Odorai degli altari. Il monte ascesi, Onde Solima udì del suo destino L’ amara profezia. Vidi la grotta, E quella che di luce ognor celeste Fa brillare il presepe, a cui devoti Vennero i regi d’ Oriente offrendo