— 46 — Se fossero, per dio, più numerosi Dell’arene del mar, non dàn timore. È il domestico mal che mi spaura. Di Maometto alla bugiarda fede Non pochi si chinar nostri fratelli Montenegrini. Quando a lor, mi penso, Noi movessimo guerra, ecco il fratello In soccorso venir del rio fratello, E la povera patria allor divisa Fora in famiglia a trucidarsi intese Senza pietade. All’ infernali nozze Verrà Sàtana allegro, e il serbo lume Fia spento a un tratto. Chi nel mar periglia Dei marosi si aggrappa anche alla spuma : Il Conte Rade (fratello del vescovo). Perchè ci chiami se parlar ricusi ? A che il fuoco destar quando non pensi Battere il ferro? Dall’osmano palo Non appena scappato, e dai nemici, Tu t’addolori, ed il perchè non sai; Muovi guerra al nemico, e desiando Ingraziarti, o Vladica, i rinnegati, T’ affratelli con esso. Oh non lasciarti Offuscar 1’ intelletto, e che si strano Ti soggioghi pensier ! Se in lor potere