37 - Conte Janco. Il serdaro Micuno e il generoso Lupo Mandussi all’ inimico duce, E leviti parean dinanzi all’ ara, Dissero tanto della fede e tanto, Che d’ onte alfine tenzonar. Morlacco, Volto a Micuno il Musulman proruppe ; Sono da più di te ; più vera e santa É la mia fede. Cavalier da tempo, E capitano impero a queste terre Dal buon avolo mio soggette il giorno Che colla spada di videa 1’ Osmano Di re Lazaro il regno. Arse qual fiamma A quel dire Micuno, e più dappresso Fattosi al Turco: quai t’ uscir, gli grida, Dai sozzi labbri, quai t’ uscir parole Vii carname di porco ? E quando mai Uguaglianza d’ onori ebbe il guerriero, E il traditore ? Di qual spada parli ? Perchè Cósovo ammenti ? Ivi non fummo Noi due; ma da quel dì, mentr’ io nell’ aspro Lavor dell’ armi nobilmente sudo Per la mia patria, tu nel manto avvolto Del traditore, e fatto vii mancipio Di tiranno stranier, sorgi de’ padri La vera fede a rinegar. Tu male