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 Conte Janco.
Il serdaro Micuno e il generoso Lupo Mandussi all’ inimico duce,
E leviti parean dinanzi all’ ara,
Dissero tanto della fede e tanto,
Che d’ onte alfine tenzonar. Morlacco,
Volto a Micuno il Musulman proruppe ;
Sono da più di te ; più vera e santa É la mia fede. Cavalier da tempo,
E capitano impero a queste terre Dal buon avolo mio soggette il giorno Che colla spada di videa 1’ Osmano Di re Lazaro il regno. Arse qual fiamma A quel dire Micuno, e più dappresso Fattosi al Turco: quai t’ uscir, gli grida,
Dai sozzi labbri, quai t’ uscir parole Vii carname di porco ? E quando mai Uguaglianza d’ onori ebbe il guerriero,
E il traditore ? Di qual spada parli ?
Perchè Cósovo ammenti ? Ivi non fummo Noi due; ma da quel dì, mentr’ io nell’ aspro Lavor dell’ armi nobilmente sudo Per la mia patria, tu nel manto avvolto Del traditore, e fatto vii mancipio Di tiranno stranier, sorgi de’ padri La vera fede a rinegar. Tu male