Che alla povera mia testa si aggiri Il mondo. Tutto in quel fatale istante Obliare saprei, tutto. M’ ascolta :
Da ignota forza alla capanna tratto Di Milano mi vidi. Era la notte :
In azzurro purissimo la luna,
E nel mezzo del prato il fuoco ardea, Quando, donde non so, quella divina Donna m’ apparve. A riscaldarsi ratto Presso il fuoco si assise ; e come certa Si fu che dentro al già socchiuso albergo, E che d’ intorno a lei tutto taceva,
Il serto sciolse delle nere chiome.
Come velo, diffuso in ondeggianti Lucide anella discorreale il crine Sino all’ agile fianco, e a ravviarlo Mentre era intesa coll’ eburnea mano, Sciolse al canto le labbra. Oh men soave Si duole 1’ usignolo alla foresta !
E lamentava il suo cognato, il figlio Del Voivòda Milano, or volge 1’ anno, Spento di Duga al sanguinoso passo Per la fede pugnando, e la salvezza Della natal diletta terra. Ed essa Palesamente spargere le chiome Sul sepolcro volea del caro estinto,
Ma a lei Milano lo vietò. Più assai