— 161 — Pur precipita 1' acqua. E tra me stesso Rivolgendo 1’ evento, e come un alta Voglia di tutto risaper m’ ardea, Avanzo i passi miei per la pianura; Ma non era il rumor d’ acque cadenti; La montagna rombava, e cosi forte, Come volesse minacciar le stelle. Tuonan le ferree canne, apresi il cielo, E maggior dell’ usato, intorno intorno, Rimbomba il grido dei guerrieri. Allora, Sui lievi vanni del desio portato, Ascendo il monte; ma di là pur nulla, Nulla all’ avido mio sguardo si mostra. Ben al rombo di guerra ripercosso L' eco rispose, e non lontana, io credo, Arde fervida mischia. L’ Igumeno Il ciel ti torni Il ben dell’ intelletto. E non ricordi A qual nome è devoto il di che sorge? E galli 1’ annunziar. Ben questa è 1’ ora In cui s’ ascolta più frequente il tuono Dell’ ignee canne, onde il fragor, simile A vuota zucca, il cavernoso monte ix