— 59 — Il sereno dell’ etra, e assai più lieta Dopo l’affanno l’alma umana esulta, Oh se dato mi fosse, Eterno Iddio, Sul diritto cammino i miei condurre Infelici fratelli, allor davvero Di re Lazzaro il serto in piena luce Ribrillare vedrei, vedrei risorto Tra Serbi ancora folgorar Milosse, E queta mi saria 1’ anima al paro Del più lieto mattin di primavera, Quando tacciono i venti, e negli abissi Posan del mar le procellose nubi. SCHENDER - AgÀ. Il tuo strano parlar mi meraviglia ! È possibile, di, che una medesma Tazza raccolga due diverse beve? Che ricopra due teste una beretta ? Quando il picciol ruscel dà nel torrente, Il torrente 1' assorbe, e ne cancella Financo il nome; l’oceàn finisce Col inghiottirli tutti due. Tu pensi Stabilire sul Monte un alveare, Per raccoglier poi 1’ api ad una ad una Col tuo picciol berretto? Eh via! Nessuno Nessun, Vladica, gusterà quel mele.