— 77 — Nello spineto sul fiorir la rosa Sullo stelo non langua ; e nel letame Affondando il gioiel non si consumi. Ch’ io rivegga con cura ei vuole i denti Ai giovanetti, e viè più stringa il morso Al raia del gran Sir vile giumento. Mi fu detto di voi. La nobil stirpe Di Maometto, ove il ravvisa, estima Grandemente il valor ; ma non v’ illuda La stolta fola, che al lion mai possa Dar tema il sorco. Alla mia tenda adunque Col Vladica venite, o condottieri, . Che accogliendo i miei doni, obbedienti Al suo cenno vi sappia il gran Sultano ; Quindi viva tranquillo ognun di voi, Ricordando però, che un forte dente Rompe ogni noce, e se temprata lama Fende d’ un colpo coll’ incude il ceppo, Ben più facile le sia di gracil fiore Tagliar lo stelo. Onta non fora eterna Se ad Orcano piegar non si dovesse Debole canna ? E quale umana forza L’ acqua frenar può del torrente allora Che torbido e rigonfio al mar trascorre ? Come fulmine il sole incenerisce Chi si allontana dal profeta, e all’ ombra Del suo sacro vessil si toglie insano.