— 173 — Un fremito confuso e ripercosso Dai cent’ echi del monte. A quella volta Ratto mi spingo coi compagni, e oh ! quale Spettacolo infelice a me si offerse ! Amanti duecento, alla gran torre intorno Del Voivoda Rodano, desiosi Di porla al fondo, la cingean d’ assedio; E a diffonderla ei solo, e la sua donna,, Come il raggio d’ Aprii bello, ma all’ uopo Viva scintilla dell’ ignita selce, Porger la vidi al suo consorte 1' armi Infaticata; e a simiglianza il prode Di fier-leone, in suo valor securo, Via domar l’inimico. E sette e sette Giacean di già siccome vermi. A un tratto Quella barbara torma, inferocita Da dispetto, da rabbia e da vergogna, Di molta paglia a circondar si diede Tutta la rocca, ed appiccarvi il fuoco. Già la fiamma stridendo al ciel salìa, Già n’ardeva il castel, pur non ristava Di combatter Rodan; ma là piantato, Osservando il nemico il fulminava. E benché l’ora del morir per lui Giunta credesse, inni al terren natio Battagliando cantava. A quella vista, Che qual fiamma si fu di tutti al cuore Senza punto esitar l’orda crudele