L’intenso crepitare delle mitragliere, vivo fra-gor di scoppi di bombe a mano; breve silenzio, poi altri formidabili «evviva». La linea di osservazione è presa. La nebbia svanisce: si scorgono gli arditi avanzare; i marinai ormai veterani, che attendono addossati all'argine, hanno fremiti d’impazienza. Come obbedendo ad ordine improvviso, gettano il pastrano avvolto nel telo da tenda, (piasi per bisogno di liberare il corpo. L’imponente passerella marinara, di oltre trecento metri, è distesa. Passano i Battaglioni, sotto una volta di scoppi, in ordine perfetto, con i Comandanti in lesta: passano nell’opposto senso, di corsa, i primi prigionieri con le mani alzate. E la guerra di altri tempi, quella del sogno e della fantasia, alla luce del sole. Dall’alto dell’argine, il Comandante abbraccia con lo sguardo, per la prima volta, nella sua i>iena tragica bellezza, tutta la sua gente in campo. Ecco i Battaglioni spiegati, con in testa gli arditi, i laudatori di bombe, i mitraglieri d’assalto, le pattuglie di collegamento. Sono bersaglio di tutte le batterie lungo la costiera, ma avanzano. Si dà l’attacco alla seconda linea. È vigoroso, cruento. È superata in più punti, avvolta, presa. Centinaia di prigionieri, con sulle spalle le loro mitragliere, corrono verso la riva. Il Battaglione di estrema sinistra penetra nella boscaglia, scompare alla vista. Fragori di scoppi e poi fumate. Revedoli è presa. A destra, sulle lontane dune, mezza Compagnia di arditi assalta una ridotta. La batteria cede: altri prigionieri. Il panico ha invaso il nemico. Immensi scoppi si succedono rapidamente ]>er la vasta zona. Saltano le batterie e i depositi: il nemico è in fuga. Sono le ore tredici. Il vasto settore è tranquillo. Il nemico prigione o sbandato; il sole è sfolgorante, il mare placido, dappertutto una calma serena, cuori pietosi raccolgono i caduti; ecco il quadro dopo alcune ore di battaglia. Il Reggimento deve sostare per attendere che portino a compimento la loro azione i reparti combattenti più a tramontana. All’alba del mattino seguente la marcia è ri-]>resa. Nel cammino s’incontrano lievi resistenze. Si giunge a notte sul Livetiza, ove si ¡tassa il giorno successivo. Al mattino del 3, si è sul Lemene; ma un reparto di arditi del Reggimento è già da due giorni per i canali al Tagliamento, ed una Cotti ¡ta-gnia di mitraglieri sbarca a Trieste. L'Armata ordina l’invio per mare a Marano Lagunare di un reparto di almeno 500 uomini. per raggiungere il ponte di Palazzo della Stalla a 25 Km. dal mare. La spedizione parte a mezzodì. Leggo il rapporto di S. A. Reale, al Comando Supremo, che ricorda l’episodio. « Fra gli aggiramenti più notevoli fu quello del reparto del Reggimento Marina che l’Armata aveva inviato a Marano Lagunare. « Il reparto, forte di 500 uomini, ed al Comando del Capitano di Corvetta Borghese, alle ore 17 del giorno 3 giunge a Marano scortato dalle cannoniere lagunari «Ape» e «Vespa» : sbarcato, forza a Carlino un debole presidio austriaco e, con un distaccamento di avanguardia di 100 arditi al Cornando del Tenente di Vascello Insom, dopo breve lotta occupa la stazione ferroviaria di Muzzana sul Tur-gnano e il ponte ferroviario sulla Muzzanella. « Il distaccamento di avanguardia però, e poscia lo stesso grosso, sono a loro volta contrattaccati da elementi di una grossa unità nemica in ritirata e valutata forte di circa 10 mila uomini: il grosso è costretto ad arretrare lentamente fino a Marano Lagunare; il distaccamento di avanguardia, taglia- lo dal grosso, continua a ¡tortore scotti ¡tiglio nella colonna nemica, occupa la sede di un Comando austriaco, e cattura un Colonnello, alcuni Ufficiali di Stato Maggiore e una quarantina di uomini di truppa: ma chiuso a sua volta da tutti i lati, è costretto ad asserragliarsi in una casa; quivi il distaccamento resiste tutta la notte dal 3 al 4 Novembre: attaccato all’alba da un Reggimento di Fanteria, con ali-(¡note di artiglieria, ultimate orinai le munizioni, nella mattina del 4 è costretto a de porre le armi: nello stesso giorno però i temerari aiutali dalle truppe sopraggiungenti, riescono a sfuggire (dia cattura e raggiungono di nuovo il loro reparto, traendo seco prigionieri buona parte dei nemici che li avevano catturati ». In questo episodio emergeva, esempio di estrema gagliardìa di animo e di eccezionale chiarezza, un volontario di guerra del Reggimento Marina, cinquantenne, il Sottotenente del Genio Mazzuc-chelli. Egli ha chiesto con insistenza di unirsi al Reparto di Arditi. Penetrato temerariamente nel mezzo della Divisione nemica tenta con un gesto supremo di risolvere la situazione disperata. Ferma un Capitano: gli ordina con la pistola in pugno di condurlo dal Generale, al (¡naie vuole intimare la resa. Ha con sè due marinai. E già in cammino. Ma un Colpo di bomba a mano lo ferisce poco dopo gravemente alla schiena. È trasportato nella casa, ove il resto del reparto si è asserragliato. Un medico catturato chiede gli mostri la ferita. Ma lui: « lo non mostrerò mai la schiena al nemico, sia esso dottore, sia io moribondo •>. E muore a Venezia. Quest’anima gagliarda, vagando nello spazio, ~ 494 -