Frattanto le nostre mitragliatrici, da Casa Cornoldi Nord, cercarono dapprima di controbattere la testa di sbarco che il nemico era riuscito a costruire, ma poi, apprestandosi esso a rafforzare le truppe sbarcate con altro contingente di uomini e di mitragliatrici, il nostro fuoco intenso e preciso veniva diretto contro le case di Revedoli, che provocò il panico e la fuga disordinata dell’avversario.
     Il Comandante Starita, che nel frattempo si era portato sul terreno dell’azione, faceva controbattere le mitragliatrici ed i resti delle truppe da sbarco che fuggivano da Revedoli; poi, messosi alla testa di un plotone della III Compagnia, comandato dal Sottotenente Magistrato, e di altri rincalzi comandati complessivamente dal Capitano Cesarini, si slanciava alla baionetta contro i nemici, che in parte venivano uccisi ed in parte fatti prigionieri.
     Quasi tutti gli avversari erano decorati al va-
     li barcone, che era tutto imbrattato di sangue, venne trascinato al sicuro. Con ciò risulta evidente che l’equipaggio mancante, per la maggior parte ferito, aveva cercato di salvarsi a nuoto; infatti videro alcuni uomini seminudi raggiungere l’opposta sponda e darsi a precipitosa fuga.
     S. E. il Capo di Stato Maggiore della Marina, giunto poco dopo sul luogo dell’azione, ritirava la carta trovata addosso all’Ufficiale nemico ucciso.
    Era appena terminata Fazione di fronte a Revedoli, quando il Comandante Starita veniva informato che si chiedevano urgenti rinforzi dalle Cascine Allegri e dalle Fornaci di Brazzà, ove il nemico, che era riuscito a sbarcare, aveva affermato la sua efficienza bellica stabilendosi saldamente su provvisoria testa da sbarco. Quantunque non fosse quello il settore affidato al suo Battaglione, noncurante della distanza in cui si trovavano le suddette
Valle Dragajesolo - «Raganelle» in azione
lore. Perdite accertate da parte del nemico : tre morti tra cui un Ufficiale (sul cui cadavere fu trovata una carta del Basso Piave, sulla quale erano segnati i luoghi per uno sbarco simultaneo in varie località) e nove prigionieri, senza contare i nemici che morirono affogati nel Piave quando, vista l'impresa disperata, tentarono di raggiungere l’opposta sponda del fiume a nuoto. Sul luogo dell’azione il nemico lasciò in nostre mani una mitragliatrice, una ventina di fucili, pugnali di assalto e bombe a mano in gran quantità.
    Nel frattempo l’altro barcone, il cui equipaggio non aveva osato sbarcare, era stato nascosto in mezzo ai cespugli della riva destra del Piave. Il Comandante Starita, senza curarsi delle mitragliatrici che erano appostate sulla riva sinistra del fiume, seguito dal Capitano Cesarini e da un manipolo di prodi marinai, avanzò sul greto accosto al quale era ormeggiato il barcone, nel quale trovarono due austriaci, parecchie cassette di mitragliatrici, numerose bombe a mano e parecchi moschetti.
località (circa 5 Km.) preoccupato solo dal desiderio di moltiplicare sè stesso e rispondere degnamente all’onore affidatogli, con tutte le forze disponibili si portava celerainente sul posto alla testa dei suoi marinai.
    La Compagnia di rincalzo era preceduta dal
I	plotone della I Compagnia al Comando del Tenente Rolando, il quale si schierava di fronte al nemico, cercando di frenare la sua baldanzosa avanzata. Nel frattempo giungeva sul posto il Comandante Starita, che, accertatosi dell’entità e della dislocazione delle forze avversarie, muoveva col I plotone e parte della II sezione mitragliatrici alpine verso le Fornaci di Brazzà per dar tempo alla Compagnia, che stava per giungere, di schierarsi all’in-fuori della pressione avversaria.
    Il nemico, che aveva già cominciato a trincerarsi, pressato dall’audace avanzata dei marinai, si ritirava. Il 1° plotone, assolto il suo compito, si dislocava con la sezione mitragliatrici alpine a rinforzo della II Compagnia già distesa, con la quale
278 —