Ir. «Cucco» CON CANNONE DA 305/40 Porto Ugnano e una Compagnia di mitraglieri degli Alpini, appartenenti al 258°, facevano buona guardia. (In seguito questi mitraglieri difesero strenuamente la testa di ponte di Capo Sile). Ormeggiati i M. A. S. piazzarono le mitragliatrici in posizioni adatte per sorvegliare le acque del Tagliamento e le strade di accesso alle porte. Nel pomeriggio perlustrarono la pineta di Li-gnano, ma senza risultato, perchè non trovarono alcuna traccia del nemico. Nella notte dal 4 al 5 Novembre giungeva l’ordine al reparto dell’Esercito di ripiegare. Il piano d’azione dei nostri era completamente ignorato e nulla sapevano di quello che accadeva al Nord; soltanto che il nemico era giunto a S. Giorgio di Nogaro, avendo ivi avuto uno scontro con una nostra pattuglia in perlustrazione. All’alba del 5, dopoché i reparti dell’Esercito si erano ritirati, i convogli e i materiali della Marina provenienti da Monfalcone, Grado, Porto Buso, Porto Lignano e Punta Tagliamento si erano in parte concentrati a Caorle e a Venezia, il personale minatorio provvedeva alla distruzione delle porte e delle chiuse della conca destra di Bevazzana. Procedevano inoltre alla distruzione dei viveri e degli animali abbandonati per la campagna e nelle case, i cui proprietari erano fuggiti; tale sorte toccò pure al «Lupo di Sdobba» suaccennato. Il Comandante Dentice decise di agire di propria iniziativa onde ostacolare, per i canali interni con M.A.S. e con piccole pattuglie, l’avanzata nemica, per costituire una difesa a Caorle, dove la Marina era ancora in piena efficienza. Da Baseleghe prese accordi telefonici con il Comando in Capo della Piazza Marittima di Venezia per l’invio e l’impiego delle cannoniere «Foigo-re» e «Saetta», inoltre di pontoncini muniti di cannoni da 76/40 antiaerei navali. Giungevano infatti IR. 21, le cannoniere suddette ed un pontone armato con cannone da 76/40 al Comando del T. di V. Luigi Biancheri. Nel pomeriggio vennero organizzate perlustrazioni lungo i canali interni, allo scopo di attaccare eventuali pattuglie nemiche transitanti sugli argini e distruggere tutti i galleggianti che avrebbero potuto servire per trasbordi al nemico; così pure tutti i viveri e gli animali. Nel frattempo il Comandante Dentice si recava a Caorle per prendere accordi col Colonnello Molaioni per un più organico sfruttamento dei nostri mezzi. All’ora stabilita per il concentramento, un M. A. S. non giungeva, e sopraggiunta la notte, altro M. A. S. ne andava alla ricerca, trovandolo incagliato nei canali. Avvenuto il disincaglio, ritornarono a Falconera, mentre altro M. A. S. rimaneva a sorvegliare il traghetto di Punta Bocca V olta. Due mitragliatrici vennero piazzate per battere l’argine e la strada da San Gaetano, e attraverso il traghetto vennero inoltrati dei soldati sbandati, che i marinai e i soldati dell’intendenza accompagnarono a Caorle. Il Comandante Dentice, dopo aver conferito e concordato un piano di azione col Colonnello Molaioni, a bordo di due motoscafi armati, risaliva il Lemene col Comandante Rizzo per prendere contatto con una Compagnia di Cavalleria appiedata che doveva trovarsi a Concordia. All’alba del 6, al M. A. S. 22 e al Maria II, si univano piccole siluranti e il Comandante Bianche- li, intanto che il M. A. S. 14 sorvegliava il canale Nicesolo per prevenire eventuali sorprese. La navigazione era resa laboriosa dal ristretto e tortuoso letto del canale e da qualche barca affondata; le case erano in buona parte abbandonate e i rimasti non seppero dare alcuna notizia sicura. A Marango fermarono un soldato in bicicletta, il quale dichiarò che era riuscito a sfuggire agli austriaci, ma non seppe precisare se Concordia fosse in mano dei nostri oppure degli austriaci. Sempre risalendo il Lemene, trovarono un rimorchiatore lagunare incagliato. 11 personale di questo, che era stato incaricato di affondare un barcone per ostruire il canale e provocare l’allagamento della zona attraverso tagli praticati agli argini, si affannava inutilmente per il disincaglio. Con l’aiuto dei sopraggiunti il rimorchiatore potè ritornare verso Caorle, dopodiché i tre M.A.S., con le cannoniere ecc., proseguirono contro corrente, mentre il Comandante Rizzo dirigeva le manovre all’estrema prora del M. A. S. scrutando il letto del fiume. Alla curva di Portella, sotto Concordia, scorsero sulla sponda destra, raggruppato sull’argine, un plotone di soldati in posizione di bracciarm. Attesero di essere più vicini per parlare coi soldati. Il Comandante Rizzo, convinto eh« fossero italiani, sorvegliava sjpnpre il fondo del canale. Il volontario motonauta Carossi, che era al timone, avvertì : « Comandante, guardi che caricano ». Infatti i soldati sull’argine avevano preso la — 262 —