veri scavati lungo l'argine del fiume, ove sono ri-dossati tutti i presidii delle linee. La lotta è breve, in qualche punto asprissima. Ecco correre verso le nostre linee centinaia di prigionieri con le mani alzate. L'animo, lungamente sospeso, ha alfine riposo. Si riprende la lotta per gli obbiettivi successivi, meno difficoltosi ma sui quali non si può più agire di sorjiresa. E dura, cruenta, sanguinosa: ha soste e riprese. Ma nelle prime ore del pomeriggio il còni ¡rito è raggiunto interamente. Col favore della notte il nemico si ritrae anche da altri settori contigui. All'alba del 6 le rive del Piave Nuovo sono tutte presidiate dai nostri soldati. Il Reggimento Marina dopo breve riposo, quanto era necessario ]>er sostituire le perdite, circa mille uomini, e per dare coesione militare alla nuova giovinezza, venuta a prendere il posto dei caduti, ritorna alle sue linee. In questo periodo quante volte ci siamo riuniti presso il mare, all'ombra dei pioppi e della fitta boscaglia che ci nascondeva all’occhio indagatore dell'osservatore aereo! Là ritempravamo il fisico e l'anima e ci apprestavamo -all'ultimo sforzo. In questi anni di guerra, la fantasia ha dato al soldato un'anima non sua. Tolte le anime ardenti, numerose nella nostra stirpe, le quali più che nel sacrificio per il dovere, scorgono nella donazione delle persone ad un ideale il senso romantico della vita, il cittadino diventato soldato, sia uomo di terra che di mare, non ha particolare trasporto per il fronte. Sa le tribolazioni di questa vita, sa il rischio; egli ama la vita. Chi potrebbe dargliene colpa, quando cltri hanno venduta la coscienza per riuscire ad essere vili? Ama la vita, ma comandato va al fronte, con nel cuore la trepidazione. Passa fra le truppe a riposo, fra gente usata alla nuova opra, serena, giuliva, ed anche l'animo suo sorride alla speranza. E in linea: ecco che la necessità crea in lui un'anima nuova, una nuova coscienza. Questa nostra gente che da millenni ama la terra sconfinata ed il mare, ed è in ogni luogo, ove si richiedono stenti e sacrifici, nella guerra si è sùbito adattata alla vita j)iù dura, aiutata in ciò dal sentimento di amore verso la sua terra. Abituata all'ingrato lavoro, è paziente e tranquilla come nessun'altra; avvezza a poco domandare, è bisognosa di poco, solo della parola che giunge al cuore, che lega e trascina. Dopo le gazioni di Luglio, le linee sono più tranquille del consueto: all'opposto è più vivo l’ardore della gente. Cinque volte consecutive, di notte e di giorno, arditi e piccoli reparti passano sulla opposta riva, tenuta dal nemico. Il fiume alla foce è ampio: ma nulla resiste all'ardire, alla scaltrezza, alla percezione dell'attimo propizio. Riescono sempre a pieno queste piccole azioni. Siamo ai primi di Ottobre: per tutto il fronte si preparano inconsapevolmente fremiti di natura direi quasi sconosciuta, come i segni precursori di ansiose vigilie. Si sj)ostano gli uomini, i cannoni. Chi nelle notti profonde tende l’orecchio, avverte il rumore febbrile della moltitudine, dei carri in moto. Ad intervalli le nostre artiglierie fanno vivaci concentramenti or resa sull’opposta riva, e attaccano con impeto la prioria, linea, urlando lin evviva formidabile. — 493