denti la testa di punte, per frazionare lo sforzo sul nemico nel settore. E’ il 20 Giugno, vicino a sera. La /tioggia, che cade da più giorni, ha reso il terreno viscido e fangoso. Il cannone batte ad intervalli la terra tormentata. « Comandante, un borghese » — « Un borghese! » — « È Bissolati! ». Non usi alle visite, in luoghi ed in momenti perigliosi, accogliamo con evidente piacere l'atto generoso e cavalleresco del Ministro. Sapevamo della sua ferita e delle sue virili ge sta al Cengio. Egli appare commosso, a Sono venuto a vedervi — dice ai marinai — per un bisogno dell'anima, spinto dal desiderio di essere un po' con voi, sul luogo del travaglio. Siete belli, siete la jtrode e fresca giovinezza della grande Patria fremente: domani sarete la giovinezza della grande Patria operosa. Coraggio: il domani è per voi ». L’ artiglieria del settore apre il fuoco. Dopo due minuti 200 marinai arditi escono all'attacco. L'alto grido: « Savoia » lanciato come da una sola voce, risuona, si ripercuote nel paesaggio tetro, tra il fragore di scoppi vicini ed il rullio senza sosta del cannone lontano. Eccoli di corsa, carponi, sul terreno viscido e fangoso. Hanno negli occhi il lampo che va lontano, e nel cuore la trepidazione dell'ignoto, il fremito profondo e misterioso che dà la lotta con la morte incombente. Le mitragliatrici nemiche crepitano. Come è lacerante quel suono per chi è in attesa e scorge lontano il fiore della giovinezza avanzare sulla via del sacrificio! Sangue ardente, generoso, già bagna la martoriata terra. Eccoli contro i reticolati intatti, li divellono e li superano. Penetrano nella prima linea nemica. La lotta è rude, accanita, frazionata, oscura: delle solitarie ¡»radezze, degli ignorati sacrifizi, testimone e giudice è solo Iddio. Parte della prima linea cade. Non si fa sosta. Nuclei di arditi portano 1’ impeto sulla seconda. Avanzano le Compagnie che la morte falcia. L’anima di ognuno vorrebbe in un breve istaìi-te di sosta rivivere per l’ultima volta tutta l’esistenza. Ma li spinge sull’ardua via il dovere e li chiama il grido confuso dei compagni in lotta. Si odono evviva, si scorgono fumate, ¡ter fare allungare il tiro. Tutta la prima linea è presa. Scoj>pi di bombe a mano, crejntare ad intervallo di mitragliatrici. Continua la lotta sulla seconda linea, lungo gli argini del fiume. Anche la seconda linea è presa; così la terza, la quarta. I Battaglioni sono sospinti du vigore irrefrenabile. Ricordano gli uomini di quei luoghi: Case Cornoldi, Case Allegri. Qualcuno grida: « Alle fornaci di Brazzà! » e vi giungono. Sono a quattro chilometri oltre l'obbiettivo. A notte sostano, ritornano sulle linee assegnate. Ma un Reggimento nemico non è />iù. L’alba del mattino seguente, tenue luce, saluta il primo lembo della Patria ritrovata. Come sembra grande, come sembra bello il /tic-colo lembo di Patria! Vi è un campo di frumento che la furia devastatrice ha risparmiato; è lì, presso alle trincee, un po’ a ponente. È il lavoro di gente operosa nelle ultime giornate di Ottobre. Come salutiamo la vista di (¡nelle spighe dorate!! Nessun campo di nessuna terra, ¡ter quanto vasto, rivelò mai tanta bellezza. Negli altri settori, lungo tutto il fiume, la lotta continua con instancabile ardore. L’anima nostra non ha ri/toso, come quella di tutta la stirpe, a noi protesa in un unico pensiero. Ed i corpi, i poveri corpi, sorretti dalla forza che viene dal volere, hanno rinnovata l’energia /ter gli sforzi supremi che si intuiscono non lontani. E’ l’alba del 25. Il nemico, sconfitto, ha ri ¡tassato il fiume. La notizia si propaga come folgore. E’ la meritata vittoria. L’alto premio dovuto alla virtù di tutto un popolo. Le giornate tenebrose di Ottobre sono state così luminosamente riscattate. Alla estrema destra dell’Armata restava un altro compito: ricacciare il nemico dal settore fra Sile e Piave, ove si era rafforzato dal Novembre. Da tre giorni la battaglia dura accanita e cruenta. Per il mattino del 5 Luglio un arduo compito è affidato al Reggimento Marma. Primo obbiettivo : una trincea nascosta da alte erbe e canneti, un tratto imponente e massiccio di argine, preparato a difesa, e un bosco di paurosa fama, tutto un groviglio di larici, arbusti e ferro spinoso, intersecato da brevi canali e pozze. Per tre giorni le truppe si erano accanite contro il caposaldo che aveva resistito con successo. Le artiglierie dei settori vicini e lontani convergono su di esso il tiro. E’ tutto avvolto negli scoppi imponenti e fragorosi, nelle dense colonne di fumo, dalle quali e-mergono alte colonne di fango, frammiste a tronchi di gelsi ed a detriti. I reparti di attacco sono giunti inosservati sotto le linee nemiche. Si allunga il tiro. I marinai, nella consapevolezza che la loro sorte è legata all’attimo propizio, superano con un balzo veemente e repentino trincea ed argine, e penetrano nel bosco. La rapida sorpresa ha portato la lotta nei rico- — 492 —