ponte, e ripiegare. L’avversario minacciava la sinistra del nostro schieramento lagunare, prendeva di infilata il lunghissimo e dritto canale dove molte batterie natanti della Marina fin dall’alba cercavano d’arrestare con fuoco celere l'avanzata nemica. I cannonieri, non indispensabili per il tiro, vennero armati di moschetto e mandati di pattuglia lungo l'argine settentrionale del Taglio, per difendere a qualunque costo i pezzi, che non rallentarono il fuoco sulle masse nemiche. Nella notte, le batterie di Marina ricevettero l ordine di ritirarsi e di andare a prendere una nuova posizione nei canali più arretrati della laguna, dove avrebbero potuto egualmente bene battere gli assalitori così minacciosamente avvicinati. Lo spostamento notturno era arduo, rischioso, faticosissimo. Si trattava di avviare e sgombrare un enorme convoglio di grossi e piccoli galleggianti lungo una unica ed angusta via d’acqua, colpita d’infilata dalle raffiche nemiche; e tutto ciò doveva essere compiuto nel più breve tempo possibile, senza sospendere il fuoco contro gli austriaci che avanzava no. Il valore, il sangue freddo e la tenacia dei nostri uomini di mare, guidati anche da molti Ufficiali della Artiglieria di terra, superarono in poche ore le più improbe difficoltà. Con 1111 ordine meraviglioso i convogli si formarono; e l’immenso corteo di bocche da fuoco, di depositi munizioni, di depositi viveri, di barche-caserma, di barche-Comandi, potè sfilare rapidamente per il lungo e stretto passaggio; potè entrare nei dedali lagunari ad assumere l’ancoraggio prescelto. Ciascun convoglio, però, aveva dovuto lasciare in coda alla formazione qualche pezzo galleggiante per costituire la retroguardia e tenere in rispetto l'avanzata nemica, mentre questo complicato spo- stamento si svolgeva. Il valore spiegato dai cannonieri marinai e dai loro Comandanti in questa difficile contingenza, va additato alla riconoscenza del Paese. Le artiglierie rimaste ultime erano disposte al sacrifizio estremo, pur di proteggere e salvare tutto il grosso del materiale. Una batteria di «Raganelle» del Gruppo Ascoli ed una batteria di «Topi» del Gruppo Aliprandi, hanno continuato a sparare a corta distanza, quando già le mitragliatrici avversarie spazzavano tutta la estremità orientale dello stretto canale, e le avanguardie del Generale Wurm già avevano oltrepassato fra i canneti degli acquitrini circostanti la posizione medesima dove erano ormeggiate quelle batterie natanti. I loro Comandanti, arrampicati sui muri smozzicati delle casette lungo l’argine, continuavano ad osservare e dirigere imperterriti il tiro dei loro pezzi, anche quando quei ruderi erano bersagliati dalle granate, dagli «shrapnels» e dalle pallottole nemiche. Essi non lasciarono il loro posto se non (piando tutto il convoglio delle artiglierie galleggianti da proteggere fu sfilato senza incidenti. E solo allora, dopo ordine perentorio, riuscirono anch’essi, con abilità rapidissima, a disimpegnarsi, e, continuando a fulminare con qualche cannone le posizioni vicine già in mano degli avversari, a disporsi in condizioni di traino, a ripiegare ili perfetto ordine dal canale, a raggiungere la nuova postazione loro assegnata. Non fu perduto nè un cannoncino nè un burchio, nè un proiettile, nè un megafono; perfino gli apparecchi telefonici poterono essere smontati, imbarcati e trasportati in salvo. La impossibilità per l’ala sinistra delle Armate di Boroevic di procedere innanzi oltre il pantano del Paludello e quello delle Mille Pertiche, dimo- Capo Sile - «Raganelle» mascherate 325 -