Gabriele D’Annunzio LEGGE LA «ReFFA DI BuCCARI» al Comandante Costanzo Ciano per la Farasina, arrivando alle 7.45 trionfalmente nel porto di Ancona. (V. in seguito descrizione documentata : « Le audaci imprese »). Il Capo di Stato Maggiore della Marina, appena conosciuto il ritorno della difficile missione, inviava il seguente telegramma : « A! Comandante Ciano ai Comandanti ed e-a"gi tutti che cooperarono ardila operazione inrio vivo plauso ». Per ben misurare l’ardimento degli esecutori di tanto audace ed insieme ardua impresa basta por mente che i M.A.S. hanno dovuto compiere un percorso di oltre 90 miglia tra terre nemiche, correndo su acque disseminate di insidie, sorpassare la ben guardata strettóia della Farasina, larga meno di due miglia, e spingersi entro l’angusta gola che mette nella Baia di Buccari, ove rimasero per oltre un’ora. 11 Comandante Costanzo Ciano fu mente e cuore dell’azione, sovra ogni altra audace, la quale, compiuta sapientemente in ogni suo particolare, ha sorpreso il nemico che non ha tentato di reagire. TI M aggiore Gabriele D’Annunzio, che volontariamente partecipò all’impresa audacissima, divenendone attore sereno e forte, anche negli istanti di maggior rischio trovò modo di beffarsi dei peri-cidi che sovrastavano, pur conoscendo il dubbio epilogo che avrebbe avuto per lui l’azione ove fosse caduto prigioniero del nemico. IL NEMICO SFOGA NUOVAMENTE SU VENEZIA Nell’ultima dècade del Febbraio 1918 il nemico, profittando delle notti lunari calme, limpidissime, sfogò il suo massimo accanimento su Venezia con ripetuti bombardamenti. L’Austria, non paga delle devastazioni prodotte da aerei sulla città il 20 ed il 24 di Febbraio, rin- novava un attacco in grande stile contro Venezia, nella notte dal 26 al 27, inviando circa 50 apparecchi, i quali la bombardarono ininterrottamente per 8 ore, gettando su di essa 300 bombe che colpirono Chiese, ospedali, ricoveri di vecchi, di ammalati e produssero ingenti danni alla proprietà privata. Se Venezia non fu quasi completamente distrutta, ciò deve attribuirsi al fatto che le bombe caddero attorno ai principali monumenti della città, rispettandoli. Gran numero di bombe esplosero nei canali, su giardini, nel Bacino di S. Marco e in laguna; circostanza prodigiosa, tanto clic ancora oggi si crede ad un miracolo che la fede dei Veneziani lo ascrive alla Nicopeja ed a S. Marco Patrono della città (V. voi. 1° Parte IP, incursioni XXXVI3, XXXVIP, XXXVIII'). LA NOSTRA MARINA RISPONDE AGLI ATTACCHI AEREI NEMICI SU VENEZIA A queste aggressioni la nostra Marina immediatamente rispondeva con una azione di bombardamento sugli stabilimenti e sulle opere militari di Pola, e a tale scopo il Comando in Capo di Venezia ordinava al Comando Stazione Idrovolanti di San-t’Audrea di eseguire la rappresaglia. Alle ore 21 del 27 Febbraio 1918 partivano da V enezia quindici apparecchi su la rotta Punta Mae-stra-Pola, scortati da siluranti appoggiate dalla Squadriglia CC. TT. «Animoso». Tredici idrovolanti giunsero sull’obbiettivo, lanciando complessivamente 1800 Kg. di esplosivo sui bersagli : Arsenale, Scoglio Olivi e Porto Mercantile. Dopo il bombardamento, che provocò molteplici incendi, i nostri idrovolanti, nonostante l’intenso fuoco di sbarramento avversario e le luci ben dirette di 25 riflettori che li illuminavano, lanciarono dei manifestini sull’abitato di Pola; dopoché felicemente rientrarono incolumi a Venezia. Aeronave della R. Marina tipo D. E. nel Golfo di Venezia 400 —