L’OPERA SVOLTA DALLA NOSTRA MARINA DURANTE IL RIPIEGAMENTO DA MONFALCONE A GRADO, DA GRADO AL PIAVE (come risulta dai rapporti dell'Ammiraglio Paolo Marzolo, Comandante del Settore a Levante di Porto Lignano, e da (]uelli dei Comandi delle Difese dipendenti). Siamo alla metà tli Ottobre 1917, e tutta la zona del Basso Isonzo sembra avvolta in un pauroso silenzio; è forse una tregua dopo l’ultima grande ed accanita battaglia. Si apprende poi ebe il nemico si prepara attivamente per sferrare una offensiva in grande stile, e questo è confermato dalle nostre ricognizioni aeree. Giungono intanto ordini di stare sulla difensiva e di controbattere coi grossi calibri 1111 e-ventuale attacco di unità nemiche. Il 18 Ottobre, nelle prime ore del mattino, il mare agitatissimo, spinto dal vento di scirocco, inalzava montagne d'acqua che andavano ad infrangersi violentemente contro le scogliere di Grado, mentre dal vicino fronte non proveniva alcun fragore di battaglia; più tardi grossi e cupi boati, ad intervalli di qualche minuto e provenienti dal mare, si cominciarono a sentire. Si credettero scoppi di mine vaganti portate dal mare alla deriva contro gli scogli; però un colpo più forte e più distinto confermò trattarsi invece di cannonate. Il Comandante Dentice, come soleva fare in tutti gli attacchi, salì sulla torre del Fonzari al semaforo per impartire ordini a tutte le batterie. Un momento più tardi una granata nemica da 356 cadeva a meno di otto metri dalla sede del Comando, producendo una profonda buca in mezzo ad una strada. Un’altra granata, giunta successivamente, provocava il crollo dell’edificio postale e ili altri adiacenti, uccidendo 1111 marinaio e ferendo due borghesi. Nel frattempo la popolazione gradese era stata, mediante il suono tli campane, che era il segnale convenuto per gli attacchi aerei, avvertita di porsi al riparo. Si potè ben presto accertare che le cannonate provenivano dalle alture Carsiche e precisamente da Opcina, ma date le condizioni atmosferiche, era difficile coi mezzi ordinari precisarne il punto. Malgrado il tempo ventoso, nostri idrovolanti da bombardamento, scortati da idrocaccia, si alzarono immediatamente per individuare l’artiglieria nemica, che venne scoperta e ridotta al silenzio il giorno stesso dalle nostre grosse artiglierie navali della Dif esa di Monfalcone. Il nemico aveva pure diretto tiri di grosso calibro sulla linea da Belvedere a Cervignano e così pure su tutte le immediate retrovie, sia per colpire le sedi dei Comandi, sia allo scopo di demoralizzare le popolazioni rimaste in quelle zone e nelle immediate vicinanze del fronte nemico. Mai gli austriaci nei due anni e mezzo di guerra si erano sognati di battere la zona di Grado, anche per la considerevole distanza dalle creste Carsiche (oltre 30 Km. in linea d’aria). Tale azione, prodroma della grande offensiva contro il fronte italiano, venne decisa dalle forze tedesche accorse numerose unitamente a quelle turche e bulgare. L’Ammiraglio Revel, Capo di Stato Maggiore Il monitore italiano «Faa di Bruno» armato con due cannoni da 381 253 —