«Mignatta» ideato dal Maggiore del Genio Navale Raffaele Rossetti, che doveva essere coadiuvato nel -lrimpresa dal Tenente Medico Raffaele Paolucci. A.Ile ore 13 del 31 Ottobre le torpediniere 65 e 66 P. N., con a rimorchio i M.A.S. 94 e 95, muovevano da Venezia dirigendo sulla rotta verso Punta Maestra e poi su Capo Promontore-S. Girolamo. Sulla 65 P. N. avevano preso imbarco il Comandante Costanzo Ciano Capo della spedizione, il Comandante Tista Scapili, il Maggiore Rossetti, il lenente Medico Paolucci e altri Comandanti; pure a bordo era stato collocato l’apparecchio «Mignatta» che doveva far saltare due Superdreadnoughts all’ancoraggio nel porto di Pola. Alle ore 20.15 l’apparecchio fu calato in mare e preso a rimorchio dal M.A.S. 95. il quale, dopo aver imbarcato i Comandanti Ciano, Scapili e i due Ufficiali che dovevano tentare l’impresa, diresse con i motori elettrici verso la Piazza Forte nemica. \ circa 400 metri dalla diga il M.A.S. lasciava ¡’apparecchio, e alle ore 22.18 i due Ufficiali, dopo essersi calati in mare, aggrappati alla «Mignatta», che era azionata da un motore ad aria compressa, diressero verso la linea degli sbarramenti. Tanta audacia doveva essere coronata dal pieno successo, perchè alle 6.30 del 1° Novembre avveniva l’esplosione della torpedine che era stata applicata dai due operatori alla «Yiribus Unitis», al centro, sotto la linea di galleggiamento; poco dopo l’Ammiraglia austriaca si capovolgeva inabissandosi. 1 due eroici Ufficiali venivano fatti prigionieri, mentre il M.A.S. 95 aveva già iniziato il ripiegamento e dirigeva per riunirsi alle due torpediniere e rientrare a Venezia. (V. descrizione documentata azione: Le audaci imprese). L’Austria, intuendo l’imminente sfacelo dell'impero, consegnava la sua Armata Navale, il 30 Ottobre 1918. a un comitato rivoluzionario che aveva innalzato la bandiera jugoslava su tutte le navi appartenenti alla flotta austro-ungarica, e questo patto era stato segretamente stipulato allo scopo di arrecare all’Italia il maggior danno possibile. Previa comunicazione radiotelegrafica pervenuta il mattino del 1 Novembre al Comando in Capo della Piazza Marittima di Venezia, tre Parlamentari jugoslavi, che erano giunti fin presso Caor-le a bordo di una torpediniera austriaca, facevano trasbordo su di una silurante italiana, la (piale metteva immediatamente in rotta per Venezia. Nel pomeriggio di quel giorno entrava in Arsenale un grosso motoscafo con le tendine della tuga abbassate, suscitando una generale curiosità, e precisamente alle ore 16. sulla riva d’approdo interna di fronte alla Sede del Comando in Capo, scendevano a terra tre personaggi che indossavano abiti borghesi assai modesti. I tre Plenipotenziari jugoslavi, con la testa avvolta in panni bianchi, vennero condotti, guidati da marinai, nell’Ufficio dell’Ammiraglio Marzolo, che nel frattempo si era messo in diretta comunicazione con l’Ammiraglio Revel. Il colloquio con i tre Parlamentari, che fu quanto mai vivace, durò circa un’ora. Essi chiedevano che la R. Marina Italiana prendesse possesso, in nome dell’Italia, di Trieste e della flotta austro-ungarica già passata nelle mani del comitato rivoluzionario. (Vedi raro documento Parte Xa). Verso le ore 17 scendevano le scale del Comando in Capo, e liberi ormai di ogni mascheratu-ra di guerra, si avviarono all’imbarco, agitando i cappelli e inneggiando all’Italia vittoriosa. Nello stesso giorno il Reggimento Marina continuava ad avanzare all’estrema ala destra della IIP Armata, occupando tutta la zona litoranea che il nemico, da due giorni in ritirata, aveva in parte allagata. Il 2 di Novembre continuava l’avanzata generale del Reggimento Marina, e l’Esercito marciava rapidamente per raggiungere i confini designati della Patria, incalzando le truppe nemiche fuggenti. Venezia - Imbarco di truppe destinate ad uno sbarco ni sorpresa su [„la costa dell’Istria 417 -