il Comandante Starita procedeva celeramente alla attuazione del piano d'attacco, riuscendo a scacciare il nemico dalle Fornaci di Brazzà. Per merito del valore, dell’energia, dello slancio generoso e del coraggio dimostrato dai nostri marinai, che rifulse in quelle ore con la stessa raggiante animosità del mattino, di fronte a Revedoli, il nemico, circondato, incalzato, attaccato con violenza alla baionetta, ripiegò in fuga, lasciando sul terreno parecchi morti, feriti, prigionieri e molto bottino di guerra. Nel frattempo, giunta sul posto la IV Compagnia Marinai, con la II già in linea e col I plotone suaccennato, prendeva posizione per prevenire e rintuzzare eventuali attacchi dell’avversario. Durante la notte, essendo stati segnalati movimenti in forze del nemico, veniva inviato a rincalzo della I Compagnia un plotone della III al Co- mando del Sottotenente Garcasson. La situazione del reparto non era delle più favorevoli : infatti, una nostra pattuglia, al Comando dell’ aspirante Pitzalis, inviata durante la notte per cercare il col-legamento a sinistra, non lo trovò. Il mattino del 14, il nemico, accresciuto di numero è di audacia, sfruttando per la sua difesa un caseggiato, nel quale aveva piazzato numerose mitragliatrici, tentava spezzare con violento fuoco il valido cerchio di difesa mobile che i marinai di Monfalcone, con tenacia di vecchi guerrieri, gli a-vevano serrato intorno, ma ogni suo tentativo fu infranto. In un primo tempo un valoroso gruppo di marinai, guidati dall’aspirante Pitzalis, controbattè con nutrito fuoco le mitragliatrici nemiche, poi, accorsi gli altri plotoni della I Compagnia ed altri due della III di rinforzo, aggirarono il fabbricato e lo espugnarono alla baionetta, balzando avanti con estremo vigore. Il nemico, che si era dato a precipitosa fuga, lasciava sul terreno 5 morti, tra cui un Ufficiale ed ingente materiale bellico. Già i marinai, in u-nione agli Alpini della 1359“ Compagnia mitraglieri ormai aggregati al Battaglione Marinai, stavano meditando nuovi ardimenti per liberare completamente il terreno antistante dai pochi austriaci rimasti, quando giunse l’ordine di ripiegare su Cortellazzo, abbandonando la zona strenuamente difesa e santificata dal sangue dei marinai di Monfalcone. Il ripiegamento avvenne nel massimo ordine ed in piena efficienza tattica e logistica, mentre una Compagnia dei Battaglioni, (I e III) dopo essersi spinta fino a Casa Allegri in audace ricognizione, si rafforzava di fronte a Casa Cornoldi, costituendo con le altre Compagnie una poderosa testa di ponte di fronte a Revedoli. Anche da queste posizioni venne l’ordine di ripiegare, ed i marinai, avviliti ma non domi, verso le ore 4 del 15 Novembre ripiegarono dietro il Cavetta. Le nostre perdite nella giornata del 14 furono: due morti e otto feriti. In quel giorno era giunta a Cortellazzo una nuova Compagnia di marinai della forza di 257 uomini al Comando del Capitano di Fanteria Pederzini, nonché un contingente di 70 uomini al Comando del ST. di V. Mucci. Allo scopo di accertarsi che nessuno dei suoi uomini rimanesse sulla sinistra del Cavetta, il Comandante Starita fu l’ultimo a passare sulla passerella, che poi fece cospargere di petrolio, e conformemente agli ordini ricevuti, personalmente incendiava. Dopoché, giunto alla batteria da 152 (Bordigioni) trovò il Battaglione già riunito e senz’altro destinò ad ogni Compagnia il tratto di fronte da occupare alla destra del Cavetta e lungo il lato Nord della Marina di Cortellazzo, estendendosi il terreno affidato al Battaglione Marinai da Casa Messina all’estrema Punta Nord-Est ove sbocca il Nuovo Piave. «Raganelle» a Capo Sile 279 —