Grafico del percorso dei tre M.A.S., del naviglio DI RIMORCHIO E DI SCORTA con i motori a scoppio, diressero per Nord imboccando il canale di Farasina. « Il timoniere tiene la ruota con le due mani «: e china un poco la faccia e cerca il verso nella « memoria. u E chi mai misuri) Vacque col pugno ? a Taluno ben le misuri) con l’animo. « Stirpe della Ventura, ascolta, ascolta : a noi le misureremo per la tua u giovine forza, i miei compagni ed io; « noi, da questo Adriatico selvaggio a che t’indura ed è tuo come il tuo Santo, « noi le misureremo lungi a riconoscere a il dominio segnato alla più grande 11 speranza ». « Avanti, avanti ! Le coste si serrano. Ricono-« sciamo la bocca di Fiamma e il promontorio di a Prestenizze. Penetriamo nella stretta fauce del ti Quarnaro, come tre spine aguzze. Il Canale di a Farasina ben munito, ben guardato, con i suoi a proiettori, con le sue batterie, con i suoi lanciali siluri, con i suoi sbarramenti, con ogni sorta di a difese, e di ostacoli, ecco che noi sappiamo violarli lo. Ordinati a triangolo, una prua, due prue, « stando noi dritti in gruppo sul ponte, neri contro « la notte, tagliamo nettamente il pericolo che non a s’illumina e non tuona, a Noi saremo i precursori « che non tornano, i messi che non tornano a perchè recare vollero il messaggio « così lungi che, a vespro d’uri giorno u fugace, trapassarono il confine a d’eternità e senza riconoscerlo « entrarono nei regni della Morte ». « Trapassiamo il Capo Jablanac, la Punta boli reale di Cherso. a Entriamo nel golfo di Fiume come nelle ac-« (pie d’uria primavera notturna, come in un in-« cantamento stellato. Qualcuno di noi pensa al li-u do felice di Posillipo nella stagione del canto. Da « Volosca a Zurcovo, tutta la costiera è coronata di (f luci come per una festa votiva. I riflessi innume-a revoli raggiungono la nostra scia e vi si infroll- ii gono. La bonaccia è tiepida come dopo il levarsi k delle Pleiadi. Ogni foschìa è svanita. L’Orsa bril-« la straordinariamente sopra la canna nera della « mitragliatrice di poppa. « È per questa notte la costellazione della Ruoli na Causa. « Aumentiamo la velocità, facendo rotta verso « la costa di Buccari. n Alla distanza di circa un miglio, rallentia-« mo. Su la nostra dritta sono visibili le alture di « Veglia........... u È mezzanotte. « 11 Febbraio 1918. Nasce il nuovo giorno, con « un numero di data caro alla mia superstizione, u Navighiamo da quattordici ore. Teniamo da citili que ore le acque del nemico. Gli siamo entrati a nella strozza, e poi nel profondo stomaco. Siamo u un pugno d’uomini sopra tre brulotti disperati, a soli, senza alcuna scorta, lontanissimi dalla itoli stra base, a una sessantina di miglia dalla f>iù poli tente piazza marittima imperiale, a poche miglia a dalle superate difese ili Farasina, a poche centi-a naia di metri dalle batterie di porto Re. « Un allarme, e andiamo in perdizione..... L’atterraggio sulla costa di Buccari avvenne regolarmente. Fermati i motori a scoppio, alla distanza di un miglio dalla costa, proseguirono con quelli elettrici, e, sempre costeggiando, imboccarono la stretta che conduce alla Baia di Buccari. « ........Siamo alla stretta. La mezzanotte è a /lassata di 35 minuti. La canzone è finita. Prepa-« riamo un’altra musica. Lo scafo è tutto uria strut-a tura di volontà occhiuta e armata. Il senso delle « mani istintivamente si adatta giri agli ordegni da a operare. Ci sono reti ? Ci sono sbarre ? a Si rallenta. Si tenta. Nessuna specie di ostru- ii zioni. Si rasenta la Punta Sersica. Si naviga a poti che braccia dalla costa di ponente. Porto Re è al a buio. La vigilanza giace. La batteria tace. « Che buona gente