Il Comandante ANDREA BAFILE Medaglia d’Oro Nato a Monticchio (Aquila) nel 1878. Compì fili studi secondari in Aquila, entrò nell’Accademia Navale di Livorno e nel 1899 ne usciva Guardiamarina; nel 1917 era Tenente di Vascello. Imbarcato sulla R. Nave «Quarto», nel 1913, la salvò da sicuro disastro, riuscendo, con suo grave pericolo ad isolare lo scomparto delle munizioni da un incendio sviluppatosi nei depositi della nafta, e per questo suo atto di valore venivagli conferita la Medaglia d’Argento. Durante la guerra fu dapprima a bordo della torpediniera «Ardea», compiendo con essa ardite crociere nel Basso Adriatico; passò poi al Comando di un treno armato destinato a proteggere la nostra costa adriatica. La passione del rischio lo trasformò poi in a-viatore, e il 5 Ottobre 1917 partecipò alla spedizione notturna eseguita sulle bocche di Cattaro, riuscendo a bombardare i più importanti obbiettivi militari, offrendosi come pilota al Comandante D’Annunzio, che lo glorificò nella sua prosa immortale, e per quest’azione venne decorato di Medaglia di Bronzo, ma riportò una grave lesione alla cornea dell’occhio sinistro. Dopo il ripiegamento di Caporetto volle essere anche fante, sognando un posto d’onore nelle trincee, accanto alla morte. Venne incorporato nel Reggimento Marina, e il 28 Dicembre 1917 assumeva il Comando del Battaglione «Monfalcone», rimpiaz- zando il Comandante Starita; di quel glorioso Battaglione di Marina che contribuì tanto validamente alla resistenza sul Basso Piave e alla difesa di Venezia. Alla fine di Febbraio 1918 passò al Comando del Battaglione «Caorle», con l’incarico di preparare un’azione di rettifica della nostra fronte, ma durante una ricognizione, il Comandante Bafile, nella notte dal 10 all’ll Marzo 1918, trovò la morte. La sua missione dal C. di V. Alfredo Dentice di Frasso, Comandante del Reggimento Marina, è così descritta : « Siamo di Marzo: comanda un Battaglione in linea un marinaio della terra d’Abruzzo, il Comandante Bafile. E nuovo alla nuova vita, parco di parole. Sa che sulla sua gente nulla più ravviva lo sj>i-rito che il gesto eroico e l’atto generoso. Una grande azione è progettata nella zona al di là del Piave. Nella notte buia, arditi contro arditi, approda all'altra sponda, bacia la terra nostra che gli appare più sacra perchè calpestata dal piede nemico, baciano la terra i suoi compagni, commossi al gesto di rispetto. Si attarda sul vasto settore per conoscere gli ostacoli e le difese. Nell'alba grigia fa ritorno. Attraversando il fiume è scoperto e ferito a morte, Con apevole della propria fine, pronuncia poche parole, fa il suo rapporto e dice : « Non mi duole morire perchè ho sulle labbra il sapore della mia terra ». 246 —