ASSISTENZA E SALVATAGGIO 19 certo, sino a quando equipaggio e capitano sono nel possesso di essa, perciò nella sua attività pur di fronte al pericolo, pure impotenti o insufficienti a scongiurarlo e obbligati a chieder soocorso, non devono esser salvati col me cose ; devono per esser salvati essere assistiti. All’incontro, quando la nave o il carico sono sommersi o galleggianti, in preda alle onde, sarebbe anche logicamente assurdo parlar di assistenza : si assistono persone, non cose. Queste sono ben dei valori, e si,salvano) mentre nell’assistenza è sempre implicito il salvataggio, Se questo riflesso distintivo non ha più in generale e per le legislazioni unificatrici delle due nozioni una conseguenza giuridica per diversità di rimunerazione preordinata in norma fissa, ciò non toglie che debba sempre essere dallo interprete tenuto presente per la valutazione casistica giurisdizionale. Su la questione secondaria se basti o no a far passare dall’assistenza nella zona del salvataggio il momentaneo abbandono della nave da parte dell’equipaggio, la risposta è facile. Deve trattarsi di abbandono coerente att'impossibilità constatata di redimer la nave dal pericolo, incombente. E’ sempre all’attività diretiiva e operativa del capitano e dell’equipaggio che bisogna badare, non al fatto materiale di un personale che lascia, per esempio, la nave pericolante dopo averla ancorata per andar a cercar soccorso o che sorveglia da altra nave e dalla costa (1); quella (l> Ripert, Droit maritime Iti, 2153, e giurisprudenza straniera in Hecueil de jurisprudence commerciale et maritime du Havre 1870, 2, 11 - 1883, I, 230 - in Journal de jurisprudence com. et marii. de Margeille 2, 138 - in liev. internat, de Droit maritime XXII, 64. 058 - XX1I1, 426 - XXVI, 404 - XVIII, 548 - XXVIII, 389.