Mi chiamino essi stessi. S’era strappato il mio vestito La mia tasca era vuota, E niente dalla mattina M’ero messo in bocca. Pensavo che questa vita misera Bisognava finirla Quando giunse da me di nascosto Un bell’angelo dal cielo Con un vestitino bianco, coi capelli biondi Sparsi sulla fronte; Mi consolò con la voce graziosa E aiutò la mia sventura. D’allora io non soffro più la miseria Dal mattino alla sera. Ma più caro del denaro Fu la lacrima dei suoi occhi. Perchè il denaro non uno solo lo getta Per sbarazzarsi del povero Ma chi di lui s’impietosisce, Chi piange per lui? Quegli che conosce da sè cos’è la miseria Sa aiutare il prossimo E dare la propria vita Per soccorrere il povero. Esiste la speranza dunque, se Sotto la tua finestrina Colui che hai strappato dalla povertà Corre con la canzonetta : Permettegli di essere riconoscente E tu perdonagli Quando verrà ogni anno A stagnare la pentola. (Kolberc, Posnatiskie, V, 56: C. 98). * 64 *