— 160 — economia coloniale, per concorrere con nazioni giovani, con popoli talora mirabilmente aiutati dalla posizione geografica e facilmente padroni della concorrenza. Forse non giovava neppure risalire ai principii ! (1). La trasformazione delle colonie cittadine, se queste volevano ancora innestarsi alle economie territoriali avvincendole, doveva procedere a grandi passi: al lavoro umano si doveva congiungere la macchina; ai capitali moderati si dovevano aggiungere altri potenti capitali. Piccole compagnie, animate dal lavoro umano o collegate al semplice lavoro « umano », non si dimostravano sufficienti per esercitare un completo predominio commerciale e politico nel-POriente mediterraneo. La rivalorizzazione del fenomeno cittadino, inteso in senso generale, non poteva poi avverarsi che ove un intenso bisogno di città facesse subire la sua ineluttabile forza di richiamo. Il meccanismo era però sempre quello : il lavoro accentrato ed il prodotto di questo, quando portati nel cuore di terre a rada popolazione, rappresentavano uno speciale interesse di questa popolazione; rappresentavano un mezzo di attrazione e di dominio. Questo principio poteva senza dubbio attuarsi con le Compagnie coloniali, ma più difficilmente nell’Oriente mediterraneo, perchè una forte produzione industriale avrebbe dovuto alimentare persistentemente le stesse. L’Inghilterra poteva invece operare nel Levante mediterraneo con la celebre Compagnia di Turchia, resa all’interno salda con l’impedire dispersioni e concorrenze tra le attività mercantili inglesi, sorretta da un rigoroso regime di monopolio, avvinta ad un’economia diretta verso un maggior perfezionamento industriale. Infatti, a coloro soltanto che appartenevano alla famosa Compagnia, sorta da un nucleo di mercanti i quali avevano introdotto il commercio in Levante, la Regina Elisabetta aveva concesso il privilegio di esercitare il traffico. Colui che non apparteneva alla Compagnia non poteva negoziare che con la contribuzione del 20 % ; chiunque però poteva partecipare alla Compagnia sborsando una somma, e corrispondendo un tanto per cento dei propri « effetti » per la provvisione del danaro necessario a pagare l’ambasciatore inglese a Costantinopoli, i consoli, e a fornire i fondi necessari ai capi ottomani in cor- (1) Egli diceva: « È infallibile sentimento dei savii, che non potendo le cose humane, come soggette alle vicende del tempo, conservarsi sempre in uno stato medesimo, quando per questa avversità fatale cadono dalla prima prosperità, non vi sia modo più sicuro per ristorarle, quando ridurle ai suoi principii; superando in tal modo, con la forza dell’in-gegno, i pregiudicii della natura ».