— 120 — ’600 perchè sostenuto da accentramenti potenti, che ogni giorno si accrescono e si vogliono accresciuti (1). Ma la concordia è il riflesso della collaborazione, di quella collaborazione interna la quale deve essere conservata perchè l’economia cittadina si mantenga vittoriosa di fronte ad ogni concorrenza di altri nuovissimi centri, e perchè la città possa tenere saldamente le posizioni conquistate. Va bene che Venezia è larga nel conservare, più che nel creare, autonomie, che sembra si accompagnino singolarmente ove più forte batte il ritmo della vita coloniale; è vero che essa rispetta molte magistrature e specialmente i consigli locali; ma è possibile dimenticare che il suo scopo è quello di innestare la vita degli altri alla propria, di difendere in un momento gravissimo la compagine cittadina, di imporre la sua volontà di suprema moderatrice esercitando un’azione positiva neH’àmbito delle comunità? L’anello di attacco è allora la collaborazione tra elemento locale ed autorità veneziana, personificata da quei Rettori e da quei Provveditori che divengono veri e propri principi di città. Di fronte al grande assedio territoriale, Venezia ha bisogno di città, ha bisogno di rinfrancare ogni accentramento che vive d’una similitudine economica dando un crisma di unitarietà e solidarietà ad assetti che cominciano a slegarsi sotto l’urto dell’economia territoriale. La conservado civitatum può essere scossa dalle discordie di coloro che detengono il governo, ed allora la Repubblica rafforza rigorosamente e loda ogni azione tendente alla pace sociale (2). La concordia sociale è dunque dominata dal magistrato vene- (1) Da Corfù nel 1489 si lancia il grido: « ...et questa nostra fìdelissima Università patisse grandissima fame, et tanto più... per essere essa accresciuta et alla zornata cresce de molte aneme, et redute qui da diversi luoghi... » (Arch. St. Ven.). Nel secolo XIV la vecchia cinta di Candia è superata; nel 1320 si ricorda l’erezione dei nuovi borghi favorita da nuove immigrazioni. La popolazione dell’isola di Cipro intorno al ’500 è eccezionalmente numerosa. Nei primi anni del ’600 il Provveditore Gerolamo Tbevisan avvertiva un disquilibrio tra la popolazione accresciuta dell’isola di Cefalonia ed i mezzi di sussistenza insufficienti: « Quest’isola di Cefallonia numerosa de populo alla summa di 60.000 anime in circa come è ben noto a Votra Serenità non cava dalla propria raccolta per 4 mesi dell’anno, il restante conviene provvedersi dal paese vicino di terraferma turchesco... ». (2) Arch. Stato Venezia, Comp. leggi, Modone e Corone, c. 440. « Nulla res est quae maius periculum conservationi Civitatum afferat, quod dissensio eorum qui eas gu-bernant ». Nel 1645 viene scritto al Provveditore di Cefalonia: « uno degli effetti della vostra virtù è stato il persuader cotesti abitanti a deponer le discordie e dissenzioni fra essi reducendosi agli uffiti della quiete, et della riconciliatione fra loro; laudiamo in ciò il vostro buon zelo, col quale haverete stabilito cosa durabile, et di tanto bene ai medesimi sudditi con vostro merito grande... ».