— 67 — stacco, tanto maggiore, tende ad aumentare il bisogno di una collaborazione tra i gruppi medesimi. Non corrisponde dunque a verità il dire che la opposta dislocazione della metropoli e della colonia sia in sè un valutabile elemento di separazione anche politica, quando comuni interessi economici legano direttamente due paesi; la lontananza invece è proprio un elemento che, anzi, meglio della vicinanza, induce alla possibilità di realizzare e trovare un distacco tra due economie opposte, economie che, quando appunto collegate, rendono prosperose e la colonia e la metropoli. Il distacco geografico si annulla o si attenua nell’attuazione di un confronto; e tale confronto non può essere posto in essere se non attraverso una catena, magari sottile, ma saldissima, continua ed ininterrotta, che, se e soltanto se realmente integra dall’inizio alla fine, può dirsi utile. Un fatto poco notato nell’epoca contemporanea è, del resto, che quanto più le colonie sono lontane, tanto più in generale sono prosperose e rendono alla madre patria; ma questo fenomeno si ricollega senza dubbio a quanto più sopra è stato detto : ove è la possibilità di maggiori distacchi economici, ivi pure sta un immanente interesse diretto a serbare e progressivamente rinvigorire i legami tra colonia e metropoli. La vicinanza, vorrei dire, è l’ostacolo naturale all’economia metro-coloniale e tende a produrre più celermente un equilibrio, il quale conduce ad estendere o un regime proprio della metropoli, ovvero ad inaugurare un regime politico di vera e propria separazione. L’esempio veneziano è forse prezioso. Raggi indefiniti collegano non una nazione, intesa in senso moderno, ma una città con lontani nuclei, avvincono chiunque opera per essi verso un’unica direzione, o in un senso o nell’altro; si pone in essere una progressiva divisione di attività, intimamente tra loro connesse, dominate da uno stesso uguale interesse che porta a saldare settori di popoli ai capisaldi estremi, tra cui si svolge il traffico. Ma però qui siamo ancora nell’assetto interno, nella vita, diremo, interna di questo impero; ci appare quasi di nuovo la corrente di un fiume che incanala e sospinge le acque marginali e degli affluenti, i quali così meglio si sviluppano e meglio contribuiscono ad accrescere il volume centrale; pochi popoli possono o debbono resistere aH’influenza di questa corrente; pochi popoli possono assumere un contegno di riserbo che si rivela in contrasto col loro interesse, quando un intenso bisogno di lavoro li avvince per collaborare successivamente allo scopo di facilitare prima, tutelare ed estendere poi, le vie maestre dei traffici. Il senso della « societas », dunque, in questo assetto interno agisce direttamente, supera spesso la nazionalità dei popoli stranieri, .. *- I