I. IL MOTO DELLA PRIMA POTENZA METROPOLITANA. 1. Le fasi di assorbimento e di accentramento. - 2. Il distacco dalle istituzioni fondiarie. Il principio dell’antiterritorialità veneziana. - 3. La difesa dagli accentramenti cittadini concorrenti e la sovranità marina. 1. — Venezia è nata quasi metropoli coloniale. Il suo sviluppo, il suo procedere sulle vie sempre più estese della sua rapidissima colonizzazione non rappresentano un fenomeno staccato e posteriore ma un fenomeno coevo, che la storia ammira come parte integrante della civiltà moderna. Ma l’aver serbato al vertice dello Stato coloniale il predominio d’una capitale, l’aver conservato integro ed indissolubile il fenomeno della colonizzazione per quattordici secoli di vita, l’aver considerato sempre e con ardente patriottismo i possedimenti del Levante come la parte più cara e preziosa dello Stato (1) c’inducono subito ad osservare, sotto una visuale più ampia, la formazione demografica e l’assetto economico della città madre, da cui prendeva slancio tutto un movimento vastissimo, rapidamente indirizzato al dominio dei più lontani mari. Forse si potrebbe intendere la storia di Venezia — tanto si spostava, a volte, l’asse dello Stato repubblicano — senza voler rigorosamente controllare il procedere delle forze più giovani e vive nella metropoli, presto staccate nel fenomeno coloniale che assorbiva le più fresche e vitali energie; ma mai invece si potrebbe intendere la storia di Venezia, che è quanto dire una parte grandissima della storia italiana, senza la storia del suo dominio oltremarino. L’origine della metropoli si riallaccia alla fase economica che si può chiamare di accentramento cittadino, fase in cui si realizzano, entro ristretti limiti territoriali, la libertà dei nuclei neo-latini ed (1) Il Senato veneto chiamava i domini d’oltremare: « Oculus dexter, manus dextera nostri dominii ». 1