— 219 — Inesistente o quasi l’interesse economico dell indigeno per il lavoro italiano, le armi dovevano conquistare i possedimenti coloniali che l’azione di pochi precursori indicava. L’aiuto economico che i veneziani, gli inglesi, i genovesi, i fiamminghi, i pisani creavano e cercavano di rivelare accanto alle navi armate, non doveva, dunque, facilitare il cammino, all’aurora dell’Italia unita? La storia economica deve oggi segnalare una dura fatica e l’inesistenza di ampi mezzi economici nel movimento coloniale che rinasce agli albori dell’unità italiana. La volontà di vivere, congiunta ad una prima forte ripresa demografica, cementava più tardi i nuclei intenti ad un lavoro industriale. L’idea comunale che stringeva qua e là gli italiani, da secoli, doveva stringere masse di popolazioni, associandole ed indirizzandole ad uno scopo comune. Ma non è semplice coincidenza storica il fenomeno che, ove ebbe a fiorire più pulsante la vita comunale, ivi più salda poteva prosperare la pianta della industria. La industria si rivelava figlia del consorzio comunale, che un tempo riceveva forza dall’accentramento demografico e capitalistico e che, più tardi, perseguiva la tendenza accentratrice, superata la pausa che si verificava nel Comune indirizzato alla difesa dalla concorrenza esterna del lavoro. Su quale base però si doveva lentamente procedere? Bisognava innalzare un polo del disquilibrio metro-coloniale, innalzando il caposaldo del lavoro, che doveva essere prodotto quanto più possibile a basso costo; bisognava costruire un primo pilone accentratore di interessi; bisognava ricostruire il confronto anche del trasporto marittimo. L’Italia non aveva più il predominio, il monopolio della attività di trasporto. Anche questa attività doveva cercare di staccarsi, per un processo di saturazione, dall’industria e dai prodotti esteri. Il processo di confronto della semplice attività di trasporto doveva avanzare e farsi strada verso Oriente. Dominata l’Italia dall’industria germanica, che sboccava in Adriatico, ad Oriente, dominata dalle industrie straniere verso Occidente, scossa da un eccesso di individualismo economico il quale fomentava una emigrazione che disperdeva le energie ed impediva una preparazione nel territorio nazionale, il tormento coloniale era gravissimo. Si doveva frapporre un argine, un ritegno all’emigrazione italiana perchè il lavoro italiano si affermasse maggiormente. Chiuse le vie dell’emigrazione, il lavoro italiano doveva essere sospinto ad una fusione ed innalzarsi. Il lavoro italiano doveva poi inesorabilmente aumentare anche con l’accrescersi della popolazione, perchè invano