— 75 ziani, avvenuta la scoperta dell’America, portano in altre nazioni, specialmente in Inghilterra, gli stessi sistemi e principi temprati da una secolare opera di colonizzazione e fondano le prime famose Compagnie di mercanti, preannunciatrici delle Compagnie coloniali moderne, tramandando così, al popolo che costruirà il più grande impero coloniale dell’epoca contemporanea, il genio dell’accentramento (1). In fondo, il senso di sapere agire nell’àmbito di una estesa, media società, o di un piccolo gruppo, ovvero anche quasi isolati, provoca la trasformazione della grande societas colonizzatrice, il cui componente realizza, come in Roma antica, uno Stato dominato da un sentimento altissimo dell’autorità ed in pari tempo da un concetto elevato della intangibilità dei diritti dell’uomo libero e del cittadino (2). Due estremi sono questi entro cui il diritto romano spazia preparando uno Stato risultato di una « vastissima continuata collaborazione » di popoli riuniti dal lavoro, e su cui viene preposta una amministrazione al massimo valorizzata, con uffici coloniali di non breve durata, ottimamente retribuiti, tenuta poi non semplicemente ad una tolleranza, ma ad un severo rispetto per i costumi e le credenze dei popoli (3). Due estremi sono questi entro cui le società più giovani — le quali comprendono individui capaci di vivere anche con pochi elementi, e sono mobili perchè sospinte dalla necessità di vita e non dominate dalla saturazione e dal benessere di una civiltà che impedisce l’iniziativa ai singoli — sembrano raggiungere, più celeri ed adatte, il loro equilibrio interno. (1) Così i Caboto che gettano in Inghilterra le basi delle « Compagnie di mercanti avventurosi » (Merchant adventures), da cui traggono origini le Compagnie patentate {Chartered companies). La famosa Muscovy Company di Sebastiano Caboto iniziava il primo nucleo delle società per azioni (joint-stock system). A comprendere il vasto campo su cui si poteva estendere l’espansione e la capacità degl’italiani, si osservi che alla fine del medioevo l’Inghilterra non superava 4 milioni di abitanti, e Londra aveva 40.000 abitanti. Appena nel 1700 la popolazione inglese, da poco più di 5 milioni, sale a circa 9 milioni. L’Inghilterra era in uno stato primitivo, possedeva pochissime città, mentre l’Italia — legame quasi esclusivo tra l’Europa e le altre parti del mondo — dominava maestra preparando le basi per le colonizzazioni degli altri popoli. Il Paladini ha affermato che, in confronto delle Repubbliche italiane, la Francia e l’Inghilterra sembravano la Tessaglia e la Macedonia comparate ad Atene e Corinto. Forse più che le grandi scoperte geografiche dovute a Sebastiano Caboto — che Lord John Campbell chiama « autore della potenza marittima dell’Inghilterra » — contributo formidabile italiano si deve valutare il sistema di colonizzazione dominato da un intenso accentramento, sperimentato dall’Inghilterra, con fortuna, già nella primissima colonizzazione americana. Così osserva il Lanclois, facendo una acuta disamina dei sistemi europei, e notando che il francese andava pur esso un po’ all’avventura inaugurando una buona amministrazione la quale non suppliva al difetto di concentrazione. L’Anglo-Sassone obbediva invece al suo istinto di aggregazione. (2) Cfr. Bonfante, op. cit., pag. 85. (3) Così il Paladini.