— 42 — Murad I nel 1359 sottomette la Tracia; più tardi le forze ottomane si dirigono verso il settentrione della penisola balcanica, verso il Danubio ed il centro d’Europa. Nel 1375 il mondo mussulmano, ad opera dei Turcomanni e dell’Emiro di Aleppo, segna la fine dell’indipendenza armena, e, procedendo oltre nella audace espansione, invano trattenuto ad Oriente dalla Persia, risorta veramente nel secolo XV come grande alleata di Venezia, minaccerà ben presto l’Occidente. Ma ciò che a noi preme osservare, tralasciando per brevità e chiarezza date ed avvenimenti particolari, è, in conclusione, il fenomeno di una (nuova) preponderanza territoriale, prodotta dal crescere della popolazione, fenomeno che, annunciato assai prima, possiede una manifestazione più decisa nel secolo XV, il quale, d’altro verso, preannuncia in Italia un’oscura, persistente minaccia contro l’assetto economico cittadino, determinata, in prima linea, dall’au-mento della popolazione territoriale. Venezia è minacciata allora sull’asse del suo grande commercio coloniale, alle spalle ( in Oriente), lungo le vie del suo grande traffico, e nella terraferma d’Italia. Quanto aveva durato però, fino alla conquista turca di Costantinopoli, il processo di scambio, di saturazione, di animazione, svolto — nell’Europa con Costantinopoli romano-ellenica, prima, Venezia ed i gloriosi Comuni marittimi dellTtalia, dopo — dall’Oriente Romano, nei confronti dell’Occidente faticosamente indirizzato sulle nuove vie della civiltà? Oltre undici secoli (330-1453); undici secoli che segnano il procedere lento ma sicuro dello sviluppo della civiltà europea e, con esso, il processo verso una riduzione di alcune attività commerciali correlativamente determinata da una minore domanda proveniente dall’Occidente. Si raggiungeva un equilibrio o si marciava verso un equilibrio che veramente toglieva una gran parte dell’importanza, delle funzioni, delle basi economiche dei Comuni marittimi, i quali subivano allora una crisi non sempre poi più tardi superata.