— 164 — China, ond’è stimata sopra tutte le altre Isole del mondo, commoda, deliziosa, e ricca » (1). Allo stesso ambasciatore l’Inghilterra appariva una fortezza naturale. Ma, a leggere le relazioni di un secolo dopo, si osserva stupiti la superba ascensione dell’Inghilterra. Gerolamo Zen ed Ascanio Giustinian, nel 1686, affermavano che la reale città di Londra per ampiezza di giro, per il numero della popolazione, era ormai da annoverarsi tra le più considerate d’Europa. « Vi fiorisce con pieno concorso il più ricco negotio, e l’intiera università dell’Arti vi travaglia a perfettione gran copia di eccellenti manifatture » (2). Gli ambasciatori veneziani potevano scorgere in Inghilterra un prodigioso commercio « circolation naturale de Stati, che rinnova gli spirti, et accresce le forze ». Di fronte alle coste inglesi scorgevano poi una copia incredibile di navi che, spargendosi per tutto il mondo, allargavano la fama della grandezza dell’Inghilterra. La potenza demografica del paese veniva posta acutamente in luce da Lorenzo Soranzo e Gerolamo Venier. Per essi, l’Inghilterra costituiva « un seminario feracissimo di huomini » (3). Alvise Mocenigo diceva che gli inglesi « nell’opinione della propria grandezza, e superiorità, credono di non aver bisogno dell’opera altrui »; lodava la semplicità e la chiarezza delle leggi di commercio, la giustizia esatta, la sollecita premura, « la fede et il credito » (4). Ma due forze potenti, talora invisibili, sostenevano il tronco verde e già robusto dell’economia coloniale che si affermava e si saldava progressivamente alla metropoli : Vindustria e la navigazione. Alvise Mocenigo, il quale osservava in Inghilterra il celere progredire di certi rami d’industria « ad un grado maggiore di quello che sia in altre parti », notava che si era « raffinato sopra tutto ciò che direttamente o indirettamente » poteva « render avantaggio e profitto anche con minorare gli aggravi et esentare dalle impositioni »; egli dava un consiglio ai principi di allora : il vero mezzo di guada- (1) Arch. Stato Venezia, Relazioni, b. 17, Rei. 1556. (2) Arch. Stato Venezia, Relazioni, b. 17, Rei. 1686. (3) Arch. Stato Venezia, Relazioni, b. 17, Rei. 1696. (4) Arch. Stato Venezia, Relazioni, b. 17, Rei. 1706: « ...la sicurezza, il comodo e la regolarità nell’osservare le leggi di commercio, le quali siano semplici, e facili, il castigo esemplare delle fraudi, e degli inganni, la giustizia esatta, e sollecita nel definire le controversie, e la premura di sostenere la fede, et il credito, son cose che stabiliscono il concetto del governo e sono allettamento non meno a Nationalì che a Stranieri di promuover con l’utile privato anche quello pubblico ».