— 69 — alone attorno a quella speciale sovranità giuridica, che essa dapprima godeva nei suoi quartieri coloniali. Venezia era continuatrice, è vero; ma possedeva il monopolio di un confronto economico, teneva la chiave che poteva o meno aprire due opposte economie conducendole ad un moto di scambio fonda-mentale per la loro persistente prosperità. L’inimicizia economica di Venezia allora poteva significare l’arresto di uno sviluppo in Oriente, segnando correlativamente l’arresto di un processo diretto alla saturazione in Europa; una semplice passiva resistenza poteva fiaccare gravemente rami prosperosi di economie straniere, le quali sentivano e subivano l’utilità (ecco il predominio) dell’assetto veneziano, costruito ostinatamente nel Levante. Quale forza muove, quale forza salda nella pace tale immane flusso di vita, dirigendolo da un caposaldo ad un altro? Il senso della « societas », che non rappresenta, per noi, fiacca dedizione, ma rivela lealtà e franchezza; non debolezza che incanala i popoli a seguire le orme da altri segnate, ma ben intesa comprensione degli altrui interessi. Se è vero che, come dice il Montesquieu, i popoli i quali esercitano il commercio sono quelli che più degli altri si temprano ad un certo senso di giustizia perchè sono egualmente lontani dal brigantaggio e dal disinteresse, dovremo riconoscere che su una equilibrata comprensione degli altrui interessi (interessi di cittadini e di stranieri) si plasmava e si misurava pure quel senso pratico e realistico di giustizia dei veneziani che un volume enorme di affari rendeva invece alieni da speculazioni teoretiche, cavilli e dannose lungaggini, inconcepibili in un popolo quotidianamente attivissimo, il quale sentiva la necessità non di complicare ma di semplificare le cose. Qualcuno ha colpito questo senso societario economico veneziano verso i popoli stranieri considerandolo come un ostacolo ed un impedimento alla persistenza di un rigido sentimento di nazionalità; fatto questo che, più tardi — si dice —, avrebbe condotto a conseguenze assai gravi per la saldezza del dominio veneziano verso l’epoca territoriale. Ma l’accusa non regge, perchè la robustezza dell’assetto di Venezia dipendeva proprio da questa comprensione, mentre il senso della « societas » era un mezzo su cui si basava la floridezza della vita veneta. Solo chi dimentica con quali mezzi propri agiva Venezia, abbandonando così ogni criterio di proporzione, potrebbe sostenere una simile tesi. È ben più facile fare con una nazione un impero: ma Venezia ha fatto di più costruendo con una città un impero, valorizzando al massimo un semplice fenomeno cittadino, limitato nei mezzi, ma realizzatore dei massimi risultati. I veneziani antichi gettavano co-