— 123 — di assorbimento che purtroppo segna un continuo, seppur tardo, prevalere dei luoghi. 3. — Si è già detto che una delle basi fondamentali dell’azione legislativa di Venezia durante l’epoca della prima colonizzazione è stata quella di diminuire ogni distacco tra l’elemento metropolitano e quello coloniale. Essa voleva quasi che i suoi cittadini coloniali fossero sempre metropolitani e, quelli metropolitani, coloniali. Di questa azione di immediata aderenza della metropoli alle colonie, parti principali, non accessorie, del più vasto Stato re-pubblicano, noi ritroviamo tracce nell’assetto coloniale svoltosi in un tempo successivo, quando Venezia deve reggere comunità straniere. Il patto coloniale è con la metropoli, non con gli ufficiali che essa manda e sostituisce di quando in quando, e che non sono mai, in generale, investiti di tutti i poteri che Venezia pur potrebbe loro delegare. La delegazione al Rettore o al Provveditore non è insomma nè assoluta, nè completa, perchè le colonie debbono sentire la metropoli e vivere della vita metropolitana. Questo fatto, che pur potrebbe passar inosservato, è di una grande importanza perchè denota lo sforzo tenace della Repubblica intento a diminuire, nei limiti del possibile, il distacco economico ed ambientale tra le città coloniali e la città madre, la quale non tollera magistrature assolute, che purtroppo sarebbero state allora quasi l’espressione di economie chiuse e staccate. Il Rettore veneziano del ’500 è un quid medio : dinamicamente, è un trait d’union tra la città coloniale e Venezia; staticamente, è pure un elemento di riattacco, a cui non vengono deferiti pieni poteri per parte della metropoli. Si badi che la classificazione delle colonie non può essere presa in senso assoluto; anche la grande divisione, che nel diritto veneziano è sicuramente ammissibile, di colonie commerciali e colonie di dominio non possiede al lato pratico netti margini di separazione. Lo scopo preponderante nello spazio e nel tempo determina il tipo di colonia, perchè la penetrazione di Venezia nelle città è fatta a scopo di dominio contro forze che premono direttamente sulle città o sulle vie maestre del traffico, ma anche talora per serbare un’economia cittadina tipicamente commerciale, utile alla metropoli, quando i centri non veneziani diventino centri commerciali che si innestino in un più vasto movimento. Si comprende, quindi, anche da questo aspetto, come nei rapporti interni, quando essi soprattutto mascherino diritti ed interessi