— 122 — Il ristabilimento cittadino è poi perseguito da un vigile, severo controllo delle leggi locali, spesso violate, le quali debbono essere applicate per non dar luogo ad usurpazioni contro il ceto cittadino più antico. Da Candia, nel ’500, si diparte un grido di dolore : è l’appello rivolto a Venezia dalla nobiltà coloniale, nè vile nè frolla, ma eroica ed attiva, che non possiede i mezzi per agire e per contrapporre una adeguata resistenza al progressivo tracollo dei suoi diritti minati dal processo economico interno. Il Capitolare del 1561 di Gerolamo Priuli avvertiva che ogni giorno si derogava ai diritti della « povera » nobiltà (1). Si voleva l’applicazione delle leggi e del diritto per gli antichi veneziani coloniali dell’isola, un tempo sede della seconda capitale della Repubblica, e che, invece, verso la fine del ’500, possiede solo una « ...colonia... ridota alle forme d’un corpo mostruoso con poca dignità pubblica e riputatione del Regno... » (2). L’azione si chiede, a Venezia, chiamata a far eseguire talune leggi, corrose da una situazione interna spesso gravissima, talora volutamente ignorate da coloro che sono obbligati ad applicarle. Se in una Ambasceria del 1549 da Candia si afferma che « poco giova la santità delle leggi, la investigation di salutiferi ordeni, quando che li Ministri la debbita esecution non gli dano », non bisogna credere che non si rispondesse con provvedimenti adeguati; ma non si doveva provvedere solo per una città, sibbene per una costellazione cittadina, estesissima sui margini dei continenti, e che innanzi tutto si doveva difendere nei punti strategicamente più importanti, come a Cipro, a Candia e più tardi anche a Corfù, denominata nel 1529 « principalissima frontiera del nostro Stato » (3). In questi punti delicatissimi guai se l’economia territoriale avesse sconvolto e disciolto le comunità. Fin quando i mezzi cittadini sarebbero stati sufficienti nel tempo in cui alle città cominciavano a contrapporsi popoli? È tutto un immenso problema di proporzione quello che si presenta a Venezia, la quale esige l’ordine cittadino, impedisce separazioni, pericolose scissioni, esige dai suoi Rettori un’azione improntata ad un senso di rigida giustizia, proprio mentre le città qua e là si riuniscono avvinte da un legame intercittadino e in un moto (1) Arch. Stat. Venezia, Duca Candia, b. 50: « ...sapete molto bene quanto ogni giorno venga derogato alli privileggi di questa povera Nobeltà ». (2) Così in una ambasceria dell’Arch, di Stato di Venezia. (3) Arch. Stato Venezia, Comp. leggi, voce Corfù, c. 555; c. 609: « ...fedelissima comunità, ornata e tenuta cara da noi ».