— 121 — ziano che aderisce al movimento legislativo delle comunità stesse, regolando i principalissimi negozi che si presentano ogni giorno per essere risolti (1). Si doveva porre in essere una massima penetrazione politica con minimi mezzi in questo assetto cittadino, che, lo ripetiamo, non si poteva permanentemente sostituire con rilevanti mezzi veneziani, perchè Venezia costituiva sempre non una nazione, ma una città, chiamata a difendere un poderoso complesso cittadino lungo le rive dell’Adriatico, dell’Jonio, dell’Egeo e del Levante. Il regime suo è quindi pure a sfondo conservativo e di accorto rispetto per le proprietà dei cittadini. Talora questa garanzia è esplicita, come dimostrano i Capitula dell’isola di Cefalonia del 1505 (2). Quale passo, quale nuovo distacco però quando l’autorità dogale deve amaramente constatare che a Cipro, per la sopravanzante crisi cittadina, verso la fine del ’400, molti nobili si sono fatti agricoltori (etiam de nobilissimo sangue per cason di tal miseria si son fatti agricoli)! Che l’interesse al mantenimento dell’assetto cittadino debba prevalere è giustificato; nè vien meno la protezione specialissima di Venezia per l’attivo ceto nobiliare degli estremi baluardi e capisaldi del Levante, sostenuto ed aiutato con mezzi tangibili, anche più tardi, quando, ad esempio, Cipro non sarà più soggetta alla Repubblica. Nel 1575 il Maggior Consiglio stabilisce infatti che gli Uffici debbano contribuire al sostentamento dei Cipriotti, esuli dalla loro patria, « honor della Signoria » (3). (1) Per il movimento di unione di Venezia alle città dalmate si può confrontare il capitolo IX dei miei Liti, demografici nella Storia del dir. ital., pagg. Ili e segg. Per Corfù una deliberazione presa in Pregadi (1489) conferma l’autonomia cittadina controllata dal Rettore veneziano. Nei capitoli si legge: « ...perchè per gratia della nostra Signoria... fu concesso a questa sua fedelissima università de poder ogni anno eleggere 70 over 80 cittadini nostri da Corfù i quali havessero a regere, e governare questa nostra terra mediante sempre il nostro Magnifico Rector facendo i consilii, e provvedendo a tutti i bisogni occorrenti sì pubblici, come privadi... « Et si ha utile, imo necessità sopra ciò provvedere a ciò che in ogni tempo se possa proveder alla utilità et cosse della nostra Signoria cum optima maturità... ». Si risponde: « ...semo contenti, che tal ellection, et nostra concession sia observada de anno in anno... ». (2) Arch. Stato Venezia, Comp. leggi, Cefalonia. Si chiede che gli abitanti e coloro che abitano « nell’isola predicta debano aver tutti i beni che erano et possedevano i quondam loro padri, fratelli, barbani, over com-pradi et acquistadi per donation over permutation per dicti sui genitori... ». Si risponde: « ...che siano contenti, che quelli insulani possedino et habino i loro beni et quelli che sono stati de sui padri, et fratelli... ». (3) « essendo nati di famiglie nobilissime, et piene di devotione verso lo Stato nostro, et dotati per la maggior parte di molte ricchezze... attesa massimamente la viva, et costante fede, et affettione, quali essi, et li maggiori loro hanno sempre con effetti dimostrato verso il Dominio nostro... ».