XIII verso questo orizzonte perchè invano, altrimenti, mi sembra, le basi scientifiche del diritto coloniale moderno — il quale è ben più complesso di quanto si creda e merita certamente talora più seri contributi — potranno trovare una chiara, solida sistemazione ed essere illuminate nella loro vera luce. Qualcuno potrà osservare che il metodo de me adoperato ha condotto ad adottare un sistema talvolta di generalizzazione che non porta qua e là a risultati definitivi. Mi rendo perfettamente conto di tale obbiezione. Devo però ricordare ancora che questo lavoro non ha lo scopo di essere un trattato. E vero che non si può raggiungere una sintesi senza ricorrere dapprima ad un metodo analitico, ma è vero altresì che, senza alcuni presupposti definiti, anche una analisi riuscirebbe in un secondo tempo scientificamente incompleta ed imprecisa. La specializzazione nasce e può soltanto nascere su un terreno, direi, di cultura, non meno seria, ma più generale. Io credo sinceramente che bisogna poi reagire, almeno in un primo tempo, ad un metodo di « frazionamento » storico che, perchè esagerato ed aggravato dalla ricerca straniera, spesso parziale, ha allontanato, talora radicalmente, la visione dell’unità storica del nostro diritto nazionale. Rettificare, talvolta con energia, significa ristabilire un equilibrio a vantaggio della verità storica. Ho cercato poi di rendere più vivo questo studio adoperando, per quanto mi è stato possibile, una visuale moderna. Ciò non ha significato abbandonare un metodo scientifico, ovvero, vorrei crederlo, cadere in qualche errore di prospettiva storica. L’evoluzione specialmente giuridica è lineare, procede con ritmo eguale e riconosco che sarebbe stato un errore dare una preferenza d’indagine o di dettaglio — il che sarebbe stato anche più facile — a talune epoche storiche per il solo fatto che esse sono a noi più vicine. Seguendo tale criterio di proporzione, non ho tralasciato però di osservare qualche aspetto dell’economia coloniale contemporanea e dei maggiori problemi riferentisi alla legislazione coloniale contemporanea. Non so se lo scopo sia stato raggiunto, in questa prima tappa. Spero tuttavia che questo mio lavoro, frutto di una lunga fatica, possa figurare non indegnamente tra i saggi scientifici di quel diritto coloniale, su cui si fonda tanta parte della prosperità delle nazioni moderne. Roma, giugno del 1933-XI. Bruno Dudan