— 39 — ovvero, all’opposto, nell’affermazione d’un predominio straniero alimentato da sviluppi demografici soprattutto stranieri. Costantinopoli non doveva, per i Comuni, chiudersi all’Oc-cidente, soppiantando le attività dell’Occidente e soppiantando (con mezzi stranieri) le attività dei Comuni italiani che avevano realizzato enormi ricchezze facendosi intermediari tra V Oriente e V Europa. Venezia operava, da secoli, principalmente un confronto fra la potentissima metropoli e l’Europa centrale, avvicinando il sistema e la ricchezza di una metropoli al cuore dell’Europa, che a stento si sollevava per darsi un assetto civile; poteva mai essa non difendere tale confronto, costituente una delle basi essenziali della sua affermazione? Non sarebbe scesa pure la sua potenza, se Costantinopoli avesse perduta la supremazia di città? (1). Costantinopoli alimentava il più grande fortunato sistema di economia cittadina basato ancora su un confronto tra attività accentrate ed attività territoriali; confronto che si sarebbe limitato, nel suo valore, di fronte a nuovi sviluppi demografici nell’ambito del territorio circostante, i quali favorivano accentramenti concorrenti che avrebbero gravato passivamente sull’economia cittadina agendo ben oltre la stessa città di Costantinopoli, il cui valore faceva sentire l’influsso, in virtù dei traffici delle grandi Repubbliche italiane, sugli estremi orli del Mediterraneo settentrionale (2). Con suprema prudenza, dopo la conquista di Costantinopoli (1204), Venezia riafferma la sua volontà antiterriera e cittadina nella partizione dell’impero latino, per cui il doge veneziano diviene sì appena dominatore di una parte dell’intero Impero di Romania, ma diviene pure signore del sistema cittadino della città di Costantinopoli e delle vie marine con VOccidente. Soprattutto le civitates passano a Venezia, in confronto delle provincie. Il documento della « Partitio Romaniae r>, uno dei più grandi documenti della politica veneziana in Oriente, ci può dare, con una certa precisione, un quadro della tendenza veneziana, conservatrice d’un metodo, anche coloniale, che l’aveva condotta ad una espansione grandiosa (3). (1) I Comuni marittimi italiani « creavano » un assetto cittadino al centro di un disquilibrio economico su cui agivano una domanda intensa di alcune principali ricchezze ed una offerta, pure notevolissima, ai margini delle coste delFOriente. Essi colmavano il distacco geografico, attuando veramente, come abbiamo già osservato, un confronto. (2) Costantinopoli, nel secolo XII, secondo Eustacchio da Salonicco, possiede una popolazione di latini che raggiunge la cifra di 60.000 anime. (3) Prima parte dei veneziani: « Civitas Archadiopolis, Missini, Bulgarofigo. (Per-tinentia Archadiopolis). Pertinentia Putis et Nicodemi. Civitas Heraclee. Pertinentia Chalkidos, cum civitate Rodosto et Panido, cum omnibus, que sub ipsis. Civitas Adria-nopoli cum civitate Rodosto et Panido, cum omnibus, que sub ipsis. Civitas Adriano-