— 11 - si fermava, allora, sulla terra, ma si fermava innanzitutto sui mari e lungo gli orli di quel mare, il quale costituiva quasi la parte piena delle antichissime carte geografiche. Il concetto di sovranità territoriale veneta trae fondamento da ciò, che tale sovranità può essere utile al mare, in quanto la terra forma un punto di appoggio od un baluardo a difesa del mare, su cui si intessono le attività marinare dei veneziani, maris alumni, come li chiama Niceta Coniate. Ma qui pure si delinea con chiarezza un tipo di assetto giuridico, il quale, generalmente, si estende in tutto il primo periodo coloniale veneziano, che si può far giungere ai-ranno 1453, l’anno fatidico della conquista, per parte dei Turchi, di Costantinopoli, l’anno centrale d’un secolo che subisce gli effetti di impressionanti sviluppi demografici e nelle terre europee e nelle terre d’Oriente, ed in cui si inaugurano sistemi metropolitani coloniali talvolta antitetici a quelli precedenti. Intanto, mai come pel mare Adriatico, pel Golfo, è facile comprendere la natura giuridica della sovranità marina, piena, completa, assoluta, chiusa a tutti gli accentramenti che non si innestino nell’accentramento veneziano, serrato ad ogni (diversa) attività, difeso più tardi dalla diplomazia e con le navi, percorrenti quel mare che rappresentava non il cuore del Dominio veneto, come altri mari, ma l’anima della patria (1). Il Golfo di Venezia era davvero una veste, come diceva Giovanni Dolfin. la cui partizione anche minima avrebbe tolto ad essa il suo carattere essenziale (2). Soltanto però con minacciosi sviluppi di popolazione territoriale, prementi sugli accentramenti comunali dell’una e dall’altra sponda (sopratutto verso il secolo decimoquinto), si poteva delineare un pericolo per le attività veneziane, che sarebbero state chiuse in una morsa enorme, ai margini del bacino adriatico, difeso più tardi da un sistema doganale gigantesco e da famosissime istituzioni che realizzavano artificialmente sul mare sempre lo stesso distacco, il vuoto periferico, su cui poggiava il predominio della potenza dell’accentramento metropolitano. (1) Così Lorenzo Venier. Si noti come giustamente ed esattamente Venezia chiami la sua tarda battaglia diplomatica e giuridica una battaglia di « libertà »: libertà conservatrice del suo primo diritto di fronte ad altri nuovissimi accentramenti che si spostavano verso il mare. La forza del diritto veneto sul Golfo si rivelava più tardi, come abbiamo già notato, quando appariva l’opportunità di ostacolare il procedere, verso il mare, di imponenti sviluppi di popolazione territoriale sulle due coste adriatiche. Venezia era animata poi dal concetto di difendere, con il predominio, attuato magari artificialmente, del più grande accentramento adriatico, Vunità commerciale d’un elemento stretto ed arditamente lanciato dal canale di Otranto verso il cuore dell’Europa; unità veneta, che sola avrebbe permesso la navigazione su un golfo il quale si arrestava a Venezia. (2) « Se si divide una veste non è più veste; la giurisdizione del Golfo è la più bella veste che abbia la Repubblica.... ». Cfr. Battistella, Il Dominio del Golfo, Venezia, 1918.