— 167 — perfezionate e veloci, a rafforzare i legami di un impero coloniale lanciato sulla via di diventare il più vasto del mondo. Ma il problema di Venezia, anche in rapporto alla navigazione inglese, era simile a quello dell’industria. La navigazione, anche per Venezia, doveva attaccarsi ad un’industria potente e florida, se si fosse voluto porre argine alla progressiva marcia della concorrenza degli inglesi, dei francesi e dei fiamminghi. L’industria e la macchina, come s’è detto, aderivano alla terra; le materie prime dovevano giungere dall’estero, pagate a prezzi alti; anche da fuori, assai più tardi, dovevano giungere, in continuità, gli alimenti delle macchine. E non ci possiamo mai dimenticare che la capitale veneziana non aveva terre ed era stata fondata nel mezzo delle lagune adriatiche. Però la concorrenza con l’Inghilterra non si rivela aspra : salda era l’amicizia, vive erano la considerazione e l’ammirazione degli inglesi, anche in epoca tarda, per la Repubblica di S. Marco. Alvise Mocenigo, ambasciatore in Inghilterra, scriveva nel 1706 che la Repubblica era considerata a in grado del primo principe d’Italia » e che alla bontà delle leggi e degli ordinamenti gli inglesi attribuivano la sua lunga vita. Vincenzo Gussoni, il quale notava che gli abitanti dei Paesi Bassi chiamavano Venezia « sostegno della Libertà Italiana, et Figliola della Repubblica Romana », scriveva che, intorno al 1635, esisteva una « stimata corrispondenza » tra inglesi e Stato veneto (1). Lorenzo Soranzo e Gerolamo Venier riconfermavano un’« intelligenza » piantata sopra la base d’immemorabili secoli, tanto naturale e radicata che, per essa, si poteva formulare un infallibile pronostico di imperitura durata perchè la localizzazione, ancorché differente sul mare, ispirava simpatia d’amore, la distanza dei luoghi « allontanava le occasioni moleste ». Da quali altre cause era però determinato questo mutuo sentimento d’intesa ? Mi pare che una causa economica, non sufficientemente forse avvertita, si debba qui rilevare. La grande via dell’Oriente, che passava per lo stretto di Gibilterra e che faceva capo alla metropoli inglese, col progredire dell’opera moderna, si scinde. Una via territoriale, più breve, più diretta al Mediterraneo orientale, sembra talora più opportuna. Questa via attraversa l’Eu- (1) Arch. Stato Venezia, Relazione 1635: « ...parendo a gli inglesi, che l’un et l’altro Potentato con le forze di Mari habbia pur qualche modo di congiungersi, et di accrescer con la buona amicitia nel concetto del Mondo la stima, et la reputatione dall’uno, et dall’altro canto ».